farmacista in soccorsoÈ partita da un’iniziativa di Gessica Bovio, farmacista di Marcallo con Casone (in provincia di Milano) una bella storia di solidarietà nei confronti delle popolazioni colpite dal terremoto nel Lazio e nelle Marche. «Quando abbiamo appreso la notizia del sisma – ha raccontato la titolare a FarmaciaVirtuale.it – ci siamo resi immediatamente disponibili. Abbiamo passato una sera intera a cercare qualcuno con cui parlare, con grandi difficoltà. Finalmente, poi, siamo riusciti a contattare un collega, al quale abbiamo manifestato la possibilità di fornire supporto. Inizialmente il farmacista ci ha ringraziati ma ha detto che gli era stato assicurato che le medicine sarebbero arrivate il giorno dopo, soprattutto quelle necessarie per alcuni malati gravi, in particolare due persone diabetiche». «Nella giornata successiva – prosegue la farmacista – non abbiamo ricevuto alcuna notizia da parte sua. Per cui abbiamo pensato che fosse tutto a posto. Alle undici di sera, però, lo stesso collega ci ha chiamati dicendoci che i medicinali non erano ancora arrivati e che se la nostra proposta di aiuto fosse stata ancora valida, l’avrebbe accettata volentieri. A quel punto ci siamo attivati alla massima velocità possibile, nonostante la mia farmacia fosse chiusa per ferie in quei giorni. Abbiamo preparato quindi degli scatoloni con i farmaci richiesti dal collega, cercando di garantire un fabbisogno di 2-3 settimane, per sicurezza. Ma abbiamo deciso di coinvolgere anche la popolazione, che ha acquistato e regalato medicinali così come prodotti per l’igiene personale: dagli spazzolini da denti, al sapone». A quel punto Gessica Bovio è partita, assieme alla famiglia, ed è riuscita a raggiungere il paese di Accumoli attorno alle 9 del mattino del giorno seguente. «Ma il nostro impegno non si è fermato quel giorno. Organizzeremo qui a Marcallo una cena solidale, con uno spettacolo, al fine di raccogliere fondi per l’emergenza. Sul nostro sito http://www.adottiamolafarmaciadiaccumoli.it è inoltre possibile effettuare donazioni». Tutto ciò perché «quelle persone le abbiamo guardate negli occhi: non possiamo più lasciarle sole».

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