sunifar«O ci daranno ascolto o trasformeremo le farmacie rurali in ambulatori sociali, con medici a disposizione delle popolazioni. Noi da qui non ce ne andiamo, non metteteci nelle condizioni di farlo». A parlare è Alfredo Orlandi, presidente Sunifar, che da tempo lotta contro la legge Delrio che prevede l’accorpamento delle funzioni amministrative di tutti i Comuni con meno di 5 mila abitanti. La sua è una vera e propria lotta alla desertificazione per tutelare soprattutto la popolazione più anziana, mantenendo sul territorio presidi pubblici e servizi essenziali come le farmacie rurali.
Questo fine settimana è in programma il dodicesimo incontro Anpci (Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia) che si terrà a Chies d’Alpago, in provincia di Belluno. Occasione per fare il punto della situazione alla luce della legge Delrio. «Per ora – spiega Orlandi – i farmacisti rurali non si sono mossi dalla propria postazione, anche perché la legge necessita di tempi fisiologici di assestamento. Ma il rischio c’è. Vogliono accentrare i servizi per risparmiare, ma la storia insegna che non c’è alcun risparmio nell’accentramento e soprattutto nessuna efficacia. Anzi i servizi si riducono». Il polso della situazione si tocca con mano nel caso del terremoto del Centro Italia. «Ad Accumoli il collega è rimasto sul posto a scavare e distribuire farmaci – continua il presidente Sunifar – certo il disagio c’è e questo mette ansia. Ma nessuno degli sfollati se ne vuole andare, tanto meno i farmacisti. Tutti dicono una sola cosa: “Noi vogliamo restare qui”. E noi che viviamo nei piccoli Comuni lo sappiamo. Da noi non si prende il numeretto in farmacia, da noi vengono Pasquale, Antonio, Vittoria … Li conosciamo uno per uno, siamo di famiglia. E non vogliamo andar via. Certo, se però accorpano due Comuni di 3 mila abitanti per farne uno da 6 mila, può succedere che il titolare di farmacia sia costretto per questioni di sopravvivenza a spostarsi in un luogo dove c’è maggiore concentrazione di persone, impoverendo la zona dove invece c’è necessità. Noi vogliamo evitarlo in tutti i modi». Anche perché, come ricorda ancora Orlandi, già la situazione è difficile con la decisione di eliminare le guardie mediche concentrando il lavoro dei medici di famiglia dalle otto di mattina a mezzanotte e lasciando le ore notturne servite dal 118. «In pratica la notte si apre una voragine – dice Orlandi – voragine gestita solo da noi farmacisti. E se succede un’emergenza? Un terremoto di notte? Se la popolazione ha bisogno di farmaci come l’insulina o altri farmaci vitali a chi si rivolge, se non a noi?».

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