
Viene quindi citato un comunicato dello stesso Croce, nel quale il dirigente spiega che l’Enpaf è disponibile a valutare le diverse ipotesi di riforma, ma aggiunge che «riformare la previdenza produce risultati soltanto se si è in grado di governare in modo diverso i percorsi formativi e di accesso al mercato del lavoro per i nuovi colleghi». «Con spirito di servizio – scrive ancora il presidente dell’istituto previdenziale – ho accolto la raccomandazione emersa nel corso dell’ultimo Consiglio nazionale in merito alla richiesta di un breve rinvio delle proposte di riforme regolamentari già pronte e presentate all’Assemblea lo scorso 25 giugno, tra cui quella relativa all’estensione da 5 a 7 anni del periodo massimo di disoccupazione temporanea ed involontaria per usufruire della riduzione contributiva. Il rinvio è stato motivato dalla volontà emersa da parte di alcuni presidenti di Ordine di elaborare una riforma complessiva del sistema previdenziale e assistenziale. Nel corso del prossimo Consiglio di amministrazione di luglio, provvederemo ad istituire un’apposita Commissione di studio, e già nel prossimo Consiglio nazionale di ottobre saremo in grado di illustrare e sottoporre al vaglio dell’Assemblea i primi risultati di un lavoro che, per essere ben fatto, necessariamente non potrà essere breve».
Per quanto riguarda i percorsi formativi e di accesso al mercato del lavoro, aggiunge infine Croce, «occorre distinguere le diverse responsabilità: l’Enpaf non può governare tali processi che, per troppo tempo, hanno visto le organizzazioni di categoria semplici spettatori, creando inaccettabili forme di sotto-protezione sociale. Senza lavoro, senza chiarezza sul futuro della professione, senza certezze sul piano del diritto, la previdenza può fare ben poco, ed è costretta a correre in salita cercando di limitare, come è stato fatto in questi anni, la pressione contributiva. Ma la sfida è raccolta!».
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