La carenza di medicinali è una minaccia persistente per la salute pubblica in Europa. Nonostante gli sforzi dei farmacisti per trovare soluzioni alternative, l’impatto negativo sui pazienti è consistente, viste anche le possibili interruzioni delle terapie, i maggiori costi a carico degli utenti, a cui si aggiungono i rischi per la sicurezza in ambito clinico. È quanto emerso in un position paper pubblicato dal Pgeu il 10 giugno 2025. Nel 2024, i farmacisti dell’Unione europea hanno dedicato in media 11 ore settimanali alla gestione delle carenze, un tempo triplicato rispetto a dieci anni fa, con ripercussioni sulla qualità dei servizi offerti.
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Quadro normativo in evoluzione
Il Critical Medicines Act, proposto dalla Commissione europea, è stato accolto con favore dalle organizzazioni di categoria, tra cui Pgeu, che lo considera un passo importante per rafforzare la disponibilità di farmaci essenziali. L’obiettivo è trasformare questa iniziativa in uno strumento efficace, in grado di affrontare le criticità strutturali della filiera farmaceutica. Tra le priorità indicate da Pgeu vi sono incentivi sostenibili per la produzione europea, evitando duplicazioni tra i gruppi di coordinamento esistenti e garantendo maggiore trasparenza negli obblighi di fornitura.
Sfide e prospettive per il futuro
Per rendere operativo il Critical Medicines Act, Pgeu ha sollecitato un’adozione rapida da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, accompagnata da risorse finanziarie adeguate. L’organizzazione sostiene l’utilizzo di fondi comunitari, come il pacchetto per la difesa e il Fondo per la Competitività, per finanziare misure di sicurezza delle forniture. Parallelamente, secondo il Pgeu occorre ottimizzare le scorte di emergenza e rivedere i criteri degli appalti pubblici, privilegiando la continuità di approvvigionamento rispetto al minor costo. Solo attraverso un approccio coordinato e lungimirante l’Europa potrà garantire ai pazienti l’accesso tempestivo ai farmaci essenziali.
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