convenzione farmaciaCon la recente nomina dell’assessore lombardo Massimo Garavaglia alla presidenza del Comitato di settore Sanità delle Regioni, il gruppo tecnico di riferimento per i rinnovi di contratti e convenzioni, riparte l’iter che dovrebbe portare a chiudere una partita aperta ormai da tempo e particolarmente attesa, soprattutto dopo questi anni di crisi. FarmaciaVirtuale.it ha cercato di fare il punto della situazione con il presidente di Sunifar, il sindacato unitario delle farmacie rurali, Alfredo Orlandi.

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Dottor Orlandi, come vede questa nuova designazione?

Al di là delle valutazioni sulla singola persona, ora occorre riprendere in mano tutto il lavoro, come spesso succede quando ci sono nuove nomine. Si era a buon punto, ma ovviamente chiunque arrivi ha necessità di tempo per farsi un quadro della situazione, e ha idee proprie. Abbiamo già preso contatti, dobbiamo incontrare il presidente a breve e abbiamo avuto assicurazione che si riprenderà presto coi tavoli.

Qual è la situazione sul fronte della convenzione?

Avevamo già presentato un documento che era stato vagliato, ci era stata fatta una controproposta, e a nostra volta avevamo posto in evidenza delle criticità ed eravamo arrivati a un atto di indirizzo. Il lavoro più grosso era stato fatto, ci auguriamo che si riparta da lì. Si tratterebbe di mettersi a tavolino e discutere avendo da una parte la vecchia convenzione, dall’altra il nuovo atto di indirizzo.

In che stato versano le farmacie in questa partita?

Il problema fondamentale è che della vecchia convenzione in pratica non è rimasto quasi nulla, tra una miriade di norme regionali e qualche provvedimento nazionale. La vecchia convenzione ci darebbe ancora il monopolio: magari! Ormai non si può più parlare di convenzione, ma di 20 convenzioni. Ci sono alcune Regioni che continuano con una forma di distribuzione ancora confancente con la farmacia territoriale e c’è chi invece sta soffrendo, parliamoci chiaro. Ci si è mossi in ordine molto sparso e questo chiaramente ha comportato una grande diversità anche nella parte remunerativa; per uno stesso prodotto in Italia non si paga in 20 modi diversi, ma quasi.

E le piccole farmacie, la loro situazione qual è?

Ci dicono che c’è la ripresa, ma noi non ce ne siamo accorti moltissimo. La piccola farmacia continua a lavorare con un cliente solo, che è il Ssn. Ruota intorno a una popolazione di anziani, perché i giovani sono quasi tutti andati via per cercare lavoro. La convenzione è importante per fissare delle regole, la remunerazione per la farmacia rurale è ancora più importante, perché lavoriamo soprattutto con la ricetta, che sia rossa o dematerializzata poco importa.

Eppure nell’iter di approvazione del ddl Concorrenza c’è stato uno scontro all’ultimo sangue per portare la Fascia C con ricetta fuori dalla farmacia…

Col ddl concorrenza è venuta fuori la differenza tra chi ci considera dei commercianti al pari di un negozio qualsiasi e chi ci riconosce una professionalità specifica. Per la farmacia rurale in particolare la Fascia C è vitale, sia per la sua sostenibilità, sia in un’ottica di controllo dell’aderenza terapeutica per il sistema nel suo complesso.

La sua previsione su convenzione e remunerazione?

È difficile farne una; siamo passati dal fare una legge ogni cinque anni a ora che si partoriscono norme con una facilità incredibile. Come si fa a fare una previsione in uno scenario anche spesso di scarsa professionalità politica, con tempi che si allungano e impegni talvolta non mantenuti? L’unica certezza è che noi non smetteremo di lavorare per arrivare a un risultato.

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