In vista del d-day del 20 febbraio, data prevista per il Consiglio dei Ministri dove sarà
discusso il DDL concorrenza, CONASFA intende ribadire la propria “visione” su come
debba essere avviato il processo di liberalizzazione del settore attraverso alcuni punti
cardine già espressi in passato: al centro di qualunque processo di liberalizzazione ci
deve essere l’interesse del cittadino.
Fare l’interesse del cittadino significa garantire che la gestione delle farmacie venga
attribuita sulla base del merito. Proposte come quelle lette in questi giorni non
sembrano andare in questa direzione ma appaiono più’ come l’ennesimo tentativo di
fare una sanatoria mascherata e di VOLER aprire IL MERCATO FARMACEUTICO
ITALIANO ALLE GRANDI catene MULTINAZIONALI.
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Liberalizzare veramente significa offrire la possibilità di accedere alla titolarità di una
Farmacia attraverso:
- a) quorum a 2800 abitanti;
- b) la fine della possibilità di vendere o ereditare la Farmacia, che tornerebbe a
concorso al compimento del 75 esimo anno del titolare; per le farmacie già esistenti
tale possibilità verrebbe mantenuta per una sola volta; - c) l’assegnazione di tutte le farmacie disponibili sulla base di un’unica graduatoria
regionale da rinnovare ogni due anni mediante concorso PUBBLICO PER TITOLI ED
ESAMI; - d) l’istituzione di presidi, in deroga al criterio della popolazione e assegnati tramite
concorso PUBBLICO PER TITOLI ED ESAMI, in stazioni, porti, aeroporti, centri
commerciali, snodi autostradali e, nei centri turistici, sulla base delle presenze e non
dei residenti; - e) concessione della titolarità alla sola persona fisica del farmacista e per i Comuni alla
figura del sindaco; - f) trasformazione delle società in società di gestione.
Per quello che riguarda gli interventi presenti nell’istruttoria tecnica:
CONASFA ritiene che IL PROPOSTO QUORUM A 1500 abitanti sia troppo esiguo per la
sopravvivenza della farmacia.
Che l’eliminazione del limite di titolarità di quattro farmacie in capo a un unico
soggetto giochi a favore unicamente delle grandi catene MULTINAZIONALI l’attenzione
verso il cittadino non sarebbe quindi garantita da società di capitali che per definizione
hanno come obiettivo il profitto e non anche la professionalità che ci caratterizza.
Che l’estendere la vendita dei farmaci di fascia C AGLI ESERCIZI DI VICINATO
(COMUNEMENTE CHIAMATE PARAFARMACIE) E AI CORNER DELLA GRANDE
DISTRIBUZIONE vada nella direzione opposta di quanto già espresso dalla Corte DI
GIUSTIZIA DELL’UNIONE EUROPEA E DALLA CORTE COSTITUZIONALE ITALIANA.
CONASFA esprime forte preoccupazione per queste proposte che metterebbero a
rischio sia gli attuali livelli occupazionali nelle farmacie territoriali che quelli futuri
derivanti dalle aperture delle sedi del concorso straordinario.
Queste ipotesi, infatti, anziché’ migliorare le possibilità occupazionali dei farmacisti
nelle farmacie porterebbero a perdite di posti di lavoro difficilmente recuperabili con
l’apertura di nuove sedi farmaceutiche in una situazione a così alto rischio di
sostenibilità’.
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