I massimi esperti della cardiologia italiana, insieme a rappresentanti delle Istituzioni, della medicina generale e dei farmacisti si sono confrontati a Roma nel corso dell’evento “NeoLipid – La gestione dell’ipercolesterolemia in Italia: dall’epidemiologia all’intervento clinico”, organizzato con il contributo di Neopharmed Gentili, azienda farmaceutica italiana specializzata nel trattamento delle principali patologie cardio-metaboliche. Durante il consesso gli esperti «hanno sottolineato l’importanza di non trascurare i livelli di colesterolo Ldl che impattano sul destino della salute cardiovascolare della popolazione dei Paesi occidentali». In particolare «quanto più è alto il colesterolo cattivo (Ldl), tanto peggiore è l’aspettativa di vita ma c’è scarsa consapevolezza e solo il 40% dei pazienti è aderente alla terapia». Inoltre «a una riduzione del colesterolo Ldl di circa 40mg/dL corrisponde una diminuzione del 21% degli eventi cardiovascolari maggiori (infarto, ictus, morte cardiovascolare)».
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Livelli di sicurezza del colesterolo Ldl
Le Linee Guida Europee (ESC-EAS 2019) identificano i livelli di sicurezza del colesterolo Ldl in rapporto al profilo di rischio: nella popolazione generale apparentemente sana, il colesterolo Ldl deve essere inferiore a 116mg/dL; in pazienti con rischio moderato, ad esempio gli ipertesi o i fumatori, che non hanno avuto eventi acuti, il parametro deve essere tenuto al di sotto di 100mg/dL; nei soggetti con rischio elevato, quali ad esempio le persone con diabete in cui sono presenti anche altri fattori di rischio, il parametro deve essere inferiore a 70mg/dL; infine, per tutti coloro che hanno avuto un evento maggiore (infarto, ictus, pazienti sottoposti ad angioplastica o bypass aortocoronarico), il colesterolo Ldl deve essere inferiore a 55mg/dL. Nella popolazione generale, invece, il colesterolo alto non è percepito come una condizione grave per la salute cardiovascolare in quanto, a differenza di altri fattori di rischio, non provoca sintomi immediati. Ne consegue che solo il 43% dei pazienti che assume farmaci ipolipemizzanti è aderente alla terapia prescritta. La scarsa aderenza, cui segue il non raggiungimento dei livelli terapeutici target, comporta il mantenimento, nel tempo, di elevati livelli di colesterolo Ldl, con una maggiore probabilità di sviluppare la malattia aterosclerotica ed eventi cardiovascolari.
Evidenze raccolte in numerosi studi
Secondo Furio Colivicchi, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, «le evidenze raccolte in numerosi studi epidemiologici, genetici e trial randomizzati hanno dimostrato in maniera inequivocabile che le lipoproteine a bassa densità sono il fattore che determina lo sviluppo della malattia cardiovascolare aterosclerotica. Questa variabile biologica è controllata attraverso il dosaggio e la verifica della colesterolemia Ldl, il cosiddetto “colesterolo cattivo”, che è quindi la causa principale dell’insorgenza e della progressione di questa malattia degenerativa dell’apparato cardiocircolatorio. Le azioni cliniche e farmacologiche che riducono i livelli di colesterolemia Ldl determinano un miglioramento della prognosi, vale a dire un minor rischio di andare incontro a un evento cardiovascolare avverso quale infarto, ictus o morte cardiaca improvvisa. Quanto più è alto il colesterolo Ldl, tanto peggiore è l’aspettativa di vita. Quanto più è basso questo parametro, in ragione dell’intervento terapeutico, tanto migliore sarà il destino del paziente».
Il ruolo fondamentale dei farmacisti
Per Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani, «la rete dei farmacisti è ormai parte integrante del processo di presa in carico del paziente sul territorio e, di conseguenza, il tema dell’aderenza alle terapie, anche per il trattamento dell’ipercolesterolemia, assume un valore fondamentale. L’aderenza terapeutica è un aspetto cruciale dal punto di vista clinico ma è anche un importante strumento di razionalizzazione della spesa sanitaria. Per questo, nell’ambito della ‘Farmacia dei servizi’, la promozione dell’aderenza può e dovrà avere un’importanza crescente. Il contributo del farmacista di comunità, in sinergia con gli altri professionisti del territorio, è essenziale per realizzare un’assistenza sanitaria di prossimità e incidere sugli outcome di salute dei pazienti».
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