«Gli italiani sono sempre più alla ricerca di un’alleanza terapeutica, in cui il medico rappresenti, nel suo agire in scienza e coscienza, la garanzia della tutela della salute del paziente. Secondo il 58% medico e paziente devono collaborare nel prendere le decisioni sulle cure migliori (la quota è aumentata rispetto al 55,9% rilevato nel 2007)».
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È quanto emerge dalla ricerca “Il medico pilastro del buon Servizio sanitario”, che è stata presentata il 15 novembre 2018 a Roma nell’ambito dell’evento della Fnomceo “40 anni del Servizio sanitario nazionale. La conquista di un diritto, un impegno per il futuro”.
Lo studio evidenzia poi che «l’87% degli italiani dichiara di fidarsi del medico di medicina generale (la quota raggiunge il 90% tra gli over 65 anni), l’84,7% si fida dell’infermiere, mentre è molto più ridotta, sebbene ancora maggioritaria (68,8%), la quota di chi esprime fiducia nel Servizio sanitario nazionale. Lo stesso vale per gli odontoiatri. L’85,3% degli italiani ha un dentista di riferimento. Ed è proprio la fiducia l’elemento cardine che ne guida la scelta (per il 63,1%), prima ancora delle tariffe delle prestazioni (26,3%), la qualità dei materiali e delle tecnologie utilizzate (21%), la comodità nel raggiungere lo studio (17,1%) o le facilitazioni nei pagamenti (l’11,4%)». Inoltre, è ancora la fiducia riposta nel medico a convincere gli italiani del fatto che sia lui a poter individuare le cure migliori, «grazie all’esercizio del suo libero giudizio clinico» e anche «al di là del sistema di regole e di vincoli imposti dal Ssn (tetti di spesa, linee guida, protocolli), che possono interferire con la sua autonomia».
Sempre il medico, poi, è per i pazienti «la fonte di informazioni numero uno (per il 72,3% degli italiani, in crescita rispetto al 66,3% rilevato nel 2008), seguono familiari e amici (31,9%), poi la tv (25,7%) e Internet (il 23%, ma era solo l’8,7% nel 2008)». Ciò che stupisce, però, è che nello studio del Censis si faccia riferimento a numerose categorie di professionisti della salute, escludendo i farmacisti. Nonostante sia evidente che proprio le farmacie, grazie alla loro presenza capillare sul territorio, rappresentino in molti casi il primo contatto del cittadino con il Servizio sanitario nazionale. E senza dubbio una fonte autorevole alla quale indirizzarsi nel caso siano necessarie informazioni sulle terapie farmacologiche seguite.
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