carenze farmaciLe associazioni europee che rappresentano i produttori di medicinali, i distributori paralleli e i farmacisti hanno fatto sapere di aver accolto con favore «gli sforzi effettuati a livello europeo dalle agenzie del farmaco, dalla European Medicines Agency, dal Consiglio e dalla Commissione europea al fine di affrontare il problema della carenza di medicinali. Gli stakeholder della catena di approvvigionamento ritengono che una soluzione di lungo termine sia strettamente legata ad un agire unito e in collaborazione tra le parti». A spiegarlo sono state diverse sigle del settore – AESGP, EAEPC, EAHP, EIPG, Efpia, GIRP, Medicines for Europe e il Pgeu-Gpue – in un comunicato pubblicato in vista dell’evento intitolato “Health as the Real Winner: Presidency conference on options to provide better medicines for all”, previsto nella giornata del 6 marzo 2018 a Sofia, nel quadro della presidenza bulgara dell’Unione Europea. Le associazioni firmatarie, infatti, chiedono di essere coinvolte maggiormente nelle discussioni sul tema, tenuto conto del fatto che «riteniamo necessario far conoscere ai ministri della Salute l’esistenza di una collaborazione in essere che consideriamo cruciale e che è stata avviata con l’obiettivo di mitigare l’impatto delle carenze. Inoltre, riteniamo con convinzione che la nostra esperienza sul tema sia fondamentale per giungere a delle conclusioni avendo a disposizione tutte le informazioni sulla questione». La collaborazione citata è rappresentata da un gruppo di lavoro che è stato istituito nel 2015, e che all’inizio del 2017 ha pubblicato una serie di raccomandazioni per garantire trasparenza sui dati legati al fenomeno, tentando di anticipare i casi di difficoltà nel reperimento dei medicinali. Tuttavia, come riferito ai propri lettori da FarmaciaVirtuale.it, dalla Francia è stato lanciato di recente un nuovo allarme: tra il 2016 e il 2017, infatti, il numero di farmaci introvabili è aumentato del 30%. E l’Agence du Médicament (ANSM, l’equivalente dell’Agenzia Italiana del Farmaco) ha puntato il dito proprio contro «una catena di produzione globalizzata che non è affiancata da un numero sufficiente di circuiti alternativi».

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