Il commissario Ue alla Salute, Vytenis Povilas Andriukaitis, ha risposto ad un’interrogazione presentata dalla deputata europea Mireille D’Ornano in materia di carenza di farmaci. La parlamentare del gruppo Europe of freedom and direct democracy (Efdd), come riportato ai propri lettori da FarmaciaVirtuale.it, aveva spiegato che «uno studio pubblicato di recente dall’associazione francese France Assos Santé ha confermato che le dimensioni del fenomeno sono ormai tali da far sì che circa il 25% dei pazienti nella nazione europea sia colpito dal fenomeno della carenza di farmaci. Secondo quanto riferito dallo stesso organismo, i più coinvolti sono coloro che risultano affetti da patologie di lunga durata, inclusi i pazienti oncologici. France Assos Santé precisa inoltre che “le industrie sono largamente responsabili del problema, principalmente in ragione di strategie finanziarie criticabili, di un disimpegno su determinati prodotti e di un processo di concentrazione dei siti di produzione”». Di qui la domanda posta alla Commissione: «Confermate o meno il fatto che tali carenze possano in alcuni casi essere state decise in modo deliberato?».
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Andriukaitis ha innanzitutto affermato di aver «preso nota» del report di France Assos Santé. Precisando come il fenomeno della carenza sia «legato a numerosi problemi: fabbricazione, quote industriali, parallel trade legale o ancora ragioni economiche legate ai prezzi dei medicinali, che ricadono nella competenza degli Stati membri». Il commissario ha quindi ricordato che «la normativa europea impone alle aziende di assicurare un continuo approvvigionamento al fine di rispondere alle necessità dei pazienti». Inoltre, «in specifiche circostanze, la creazione deliberata di carenze di medicinali può comportare una violazione delle normative nazionali e comunitarie. Noi e le autorità nazionali stiamo seguendo da vicino la questione e possiamo indagare ulteriormente ed adottare le necessarie misure in ciascun caso». «I possessori di autorizzazioni all’immissione in commercio – ha concluso Andriukaitis – devono informare le autorità degli Stati membri almeno due mesi in anticipo se intendono interrompere determinate produzioni, sia in modo temporaneo che definitivo. Tuttavia, non ci sono obblighi di commercializzazione in uno specifico Stato membro per le case farmaceutiche, né in materia di numero di siti di produzione utilizzati».
Sul tema delle carenze di farmaci dovute al parallel trade, era intervenuto Fabrizio Gianfrate, docente di Economia sanitaria e farmaceutica, il quale, in un’intervista dell’aprile 2018 concessa a FarmaciaVirtuale.it, aveva sottolineato che l’Europa difficilmente cambierà le regole. Ciò alla luce del fatto che «per molti Paesi europei è estremamente conveniente il meccanismo. È un’opportunità: la Germania o l’Inghilterra, finché quest’ultima rimarrà nell’Ue, traggono un oggettivo vantaggio dal fenomeno. Stesso discorso vale per le nazioni scandinave. Tenendo conto del fatto che in Europa sono loro che comandano, non credo che vorranno mai cambiare le cose».
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