L’azienda biofarmaceutica globale Ipsen ha annunciato il 25 gennaio 2024 i nuovi dati di cabozantinib, in associazione a immunoterapia in diverse indicazioni, presentati all’American society of clinical oncology genitourinary symposium, dal 25 al 27 gennaio 2024 a San Francisco, negli Stati Uniti. Nell’evento sono stati mostrati «i risultati primari dettagliati dello studio di Fase III Contact-02 sulla associazione di cabozantinib e atezolizumab rispetto al trattamento con una seconda terapia ormonale di nuova generazione (Nht) nei pazienti con carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione (Mcrpc) e malattia misurabile nei tessuti molli extra-pelvici, in progressione a una precedente terapia con Nht».
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Beneficio statisticamente significativo in Pfs
In praticolare «al follow-up mediano di 14,3 mesi, i dati dell’analisi primaria di sopravvivenza libera da progressione (Pfs) dello studio Contact-02 hanno dimostrato un beneficio statisticamente significativo in Pfs con l’associazione di cabozantinib e atezolizumab di 6,3 mesi rispetto ai 4,2 mesi con una seconda Nht (rapporto di rischio [Hr]: 0,65, intervallo di confidenza [Ci] 95%: 0,50-0,84, p 0,0007)». Inoltre «all’analisi ad interim dell’altro endpoint primario di sopravvivenza globale (Os), i dati dimostrano una tendenza al miglioramento per la combinazione, tuttavia questi dati risultano ancora immaturi e lo studio proseguirà fino alla prossima analisi pianificata, anticipata al 2024. La sicurezza della combinazione è risultata coerente con i profili di sicurezza dei singoli farmaci e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza».
Primi dati positivi di Fase III
Commentando i risultati dello studio Contact-02, Stéphane Oudard, docente di oncologia e direttore della Oncology clinical and translational research unit del Georges Pompidou Hospital di Parigi, ha osservato che essi «rappresentano un passo avanti importante nell’attuale panorama terapeutico e offrono i primi dati positivi di Fase III di questo tipo di associazione a beneficio dei pazienti, in attesa di ulteriori dati dall’analisi della sopravvivenza globale. Nello stadio avanzato di malattia metastatica resistente alla castrazione la prognosi è sfavorevole, con una sopravvivenza mediana di due anni e con opzioni terapeutiche a oggi limitate».
Beneficio clinicamente significativo e sostenuto di Os rispetto a sunitinib
Nel corso dell’evento sono stati mostrati anche i dati del follow-up esteso di quattro anni dello studio di Fase III Checkmate 9Er che ha valutato l’associazione di cabozantinib e nivolumab rispetto a sunitinib nei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato (Arcc) non precedentemente trattato. Nel dettaglio «con un follow-up mediano di 55,6 mesi per la sopravvivenza globale (Os), la combinazione di cabozantinib e nivolumab ha dimostrato un beneficio clinicamente significativo e sostenuto di Os rispetto a sunitinib, con un vantaggio mediano assoluto in termini di Os di 10,5 mesi (46,5 mesi per la combinazione rispetto a 36,0 mesi per sunitinib, Hr 0,77, Ci 95%: 0,63-0,95). Inoltre, la Pfs mediana è rimasta quasi raddoppiata con la combinazione rispetto a sunitinib, 16,4 mesi rispetto a 8,4 mesi (Hr 0,58, Ci 95%: 0,49-0,70). Il profilo di sicurezza è risultato coerente con i profili già noti dei singoli farmaci e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza».
Maggiore possibilità di riduzione del tumore
In aggiunta a ciò, «i dati di qualità di vita legata alla salute (Hrqol) da un’analisi modellistica basata sullo studio Checkmate 9Er hanno esplorato la correlazione tra Hrqol e outcome clinici ad un follow-up mediano di 32,9 mesi. Questi dati forniscono un ulteriore contesto incentrato sul paziente sui benefici della combinazione di cabozantinib e nivolumab, rafforzando al contempo l’associazione della combinazione alla maggiore possibilità di riduzione del tumore, di sopravvivenza e di sopravvivenza libera dalla progressione, indipendentemente dal deterioramento precoce della Hrqol».
Potenziale futuro nel carcinoma della prostata metastatico
Per Christelle Huguet, Evp and Head of Research and Development di Ipsen, «i dati dei nostri studi continuano a confermare il valore di cabozantinib per i pazienti con tumori difficili. In associazione all’immunoterapia, cabozantinib oggi sta offrendo benefici di sopravvivenza a lungo termine ai pazienti con il carcinoma a cellule renali in tutto il mondo, dimostrando al tempo stesso il suo potenziale futuro nel carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione, un’area con importanti bisogni insoddisfatti in cui, negli ultimi decenni, nessun altro studio di questa modalità si è dimostrato efficace».
Più informazioni su cabozantinib
Cabozantinib è una piccola molecola che inibisce recettori multipli della tirosin-chinasi (Rtks) come Vegfr, Met, Ret e la famiglia dei Tam (TYRO3, Mer, Axl). Questi recettori di tirosin-chinasi sono coinvolti in processi cellulari normali e patologici, come l’oncogenesi, la metastasi, l’angiogenesi tumorale (la crescita di nuovi vasi sanguigni di cui i tumori hanno bisogno per crescere), la resistenza ai farmaci, la modulazione delle attività immunitarie e il mantenimento del microambiente tumorale. Exelixis ha concesso a Ipsen i diritti di esclusiva per la commercializzazione e l’ulteriore sviluppo clinico di cabozantinib al di fuori degli Stati Uniti e del Giappone. Exelixis ha concesso i diritti di esclusiva a Takeda per la commercializzazione e l’ulteriore sviluppo clinico di cabozantinib per tutte le indicazioni future in Giappone. Exelixis detiene i diritti di esclusiva per sviluppare e commercializzare cabozantinib negli Stati Uniti.
Le indicazioni di cabozantinib
In più di 60 Paesi al di fuori di Stati Uniti e Giappone, compresa l’Unione Europea (E.U.), cabozantinib è attualmente indicato come monoterapia nel carcinoma a cellule renali avanzato (Arcc): come trattamento di prima linea di pazienti adulti a rischio intermedio o sfavorevole, negli adulti in seguito a precedente terapia mirata al fattore di crescita endoteliale vascolare (Vegf), in combinazione con nivolumab per il trattamento di prima linea del carcinoma a cellule renali avanzato negli adulti, monoterapia per il trattamento dei pazienti adulti con tumore della tiroide differenziato (Dtc) localmente avanzato o metastatico, refrattario o non eleggibile allo iodio radioattivo (Rai) in progressione durante o dopo terapia sistemica, monoterapia per il trattamento del carcinoma epatocellulare (Hcc) negli adulti trattati in precedenza con sorafenib. Le raccomandazioni dettagliate per l’uso di cabozantinib sono descritte nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto (Ue Smpc).
Lo studio Contact-02
Contact-02 è uno studio globale di Fase III, multicentrico, randomizzato, in aperto, che ha arruolato 575 pazienti randomizzati 1:1 al braccio sperimentale con cabozantinib in combinazione con atezolizumab e al braccio di controllo con una seconda Nht (abiraterone e prednisone o enzalutamide). Lo studio comprende pazienti con Mcrpc che hanno una malattia viscerale misurabile o un’adenopatia extra-pelvica misurabile e che sono progrediti in seguito al trattamento con una precedente Nht. I due endpoint primari dello studio sono Pfs e Os. L’analisi di Pfs è stata condotta nei primi 400 pazienti randomizzati (Pfs nella popolazione intent-to-treat [Itt]) e valutata da un comitato radiologico indipendente in cieco (Birc) secondo i criteri Recist 1.1. L’analisi di Os è stata condotta nella popolazione Itt (n 507). L’endpoint secondario è il tasso di risposta obiettiva (Orr) valutato da Birc. Lo studio è sponsorizzato da Exelixis e co-finanziato da Ipsen, Roche e Takeda. Takeda sta conducendo lo studio in Giappone. Per maggiori informazioni sullo studio Contact-02 consulta Clinicaltrials.gov.
Lo studio Checkmate 9Er
Checkmate 9Er è uno studio multinazionale di Fase III, randomizzato, in aperto, per la valutazione dei pazienti con Rcc avanzato o metastatico non precedentemente trattati. 651 pazienti (23% rischio favorevole, 58% rischio intermedio, 20% rischio sfavorevole, 25% Pd-L1 ≥1%) sono stati randomizzati a ricevere cabozantinib più nivolumab (n 323) versus sunitinib (n 328). L’endpoint primario è la sopravvivenza libera da progressione (Pfs). Gli endpoint secondari comprendono Os e Orr. L’analisi di efficacia primaria ha confrontato la duplice combinazione rispetto a sunitinib in tutti i pazienti randomizzati. Lo studio è sponsorizzato da Bristol Myers Squibb e Ono pharmaceutical Co e co-finanziato da Exelixis, Ipsen e Takeda pharmaceutical company limited. Per maggiori informazioni sullo studio Checkmate 9Er consulta Clinicaltrials.gov.
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