Dal 25 settembre al 1 ottobre 2023 si è svolta l’undicesima edizione della Biotech week, settimana di eventi e incontri in tutto il mondo per raccontare le biotecnologie a un pubblico vasto ed eterogeneo, sottolineando il ruolo chiave che il biotech ha e sempre più potrà avere nel migliorare la qualità della vita delle persone. A ricordare l’importanza dello sviluppo del settore è stato Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, secondo cui «il 45% dei 20mila farmaci in sviluppo nel mondo è di origine biotecnologica e una percentuale analoga si riscontra per gli studi clinici in Italia». Per Cattani si tratta di «una quota destinata a crescere nel futuro. Il numero di Next generation therapeutics – che includono terapie geniche, cellulari somatiche, di ingegneria tissutale – in sviluppo a livello globale è cresciuto del 20% all’anno dal 2017 al 2022».
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«Momento di grande accelerazione». Cattani ha evidenziato che «farmaci e vaccini che, insieme a quelli di sintesi chimica, costituiscono una pipeline innovativa molto vitale e sono fondamentali per la domanda di salute dei cittadini, la crescita economica e la sicurezza nazionale». Dunque, alla luce dei recenti sviluppi, secondo Cattani «l’innovazione dell’industria farmaceutica sta vivendo un momento di grande accelerazione, anche grazie al contributo che la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale offrono ai ricercatori così da raggiungere traguardi importanti per un numero sempre maggiore di patologie».
Ingenti investimenti in R&S. Cattani ha poi delineato il quadro del potenziale in Italia: «Con un contesto attrattivo per gli investimenti e regole adatte alla tutela della proprietà intellettuale e alla rapidità dell’innovazione, l’Italia e l’Europa potranno beneficiare di una parte importante degli ingenti investimenti in R&S – 1.600 miliardi di dollari – che le aziende farmaceutiche realizzeranno nel mondo tra il 2023 e il 2028. Il più grande investimento a livello internazionale per migliorare la salute dei pazienti e per recuperare un gap competitivo che ci vede ancora indietro soprattutto rispetto a Usa e Cina».
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