farma service«Direi che, dopo anni di iter parlamentare, siamo arrivati ormai in dirittura d’arrivo per l’approvazione del disegno di legge sulla Concorrenza e di un prossimo decreto legge che ne consenta l’effettiva applicabilità, magari con una circolare esplicativa che dia modo agli operatori del settore di effettuare un passaggio indolore dalla vecchia alla nuova composizione societaria». È con queste parole che Alfredo Basili, professionista di Farma-service, azienda specializzata in servizi per le farmacie, ha commentato l’approvazione al Senato del provvedimento, che ora dovrà essere inserito nel calendario dei lavori alla Camera per una nuova lettura prima della promulgazione definitiva. Basili sottolinea in ogni caso che «sono molte le critiche, non ultima quella del paletto del 20% adottato alla fine da Palazzo Madama. Un limite che consentirebbe alle multinazionali, in molte regioni, di accaparrarsi una buona fetta del mercato, aprendo qualche società di capitale». Tuttavia, secondo il professionista occorre «cercare di vedere il capitale anche da un altro punto di vista, cioè quello economico, in relazione al grosso decremento di fatturato (dovuto a molti fattori nazionali, ma anche di cattiva gestione) che ha portato molte farmacie sull’orlo del fallimento». L’ingresso delle società di capitale potrebbe quindi tradursi in un’iniezione «di capitale fresco, immesso magari anche da amici o parenti non farmacisti» nel settore: «Ho i capelli bianchi, è una vita che dal punto di vista contabile ho a che fare con le farmacie, e non ne ho mai viste tante sull’orlo del baratro. Credetemi questa è una manna venuta dal cielo». Per quanto riguarda invece la querelle sui farmaci di fascia C, Basili osserva come essi siano rimasti, «come è normale che fosse», all’interno delle farmacie, e dunque «continuano ad essere affidati a personale professionalmente preparato, in una struttura adeguata». Infine, il professionista sottolinea «non meno importante, la possibilità di intestare la farmacia ai propri figli, che magari per un motivo qualsiasi non erano diventati farmacisti, ma ad esempio medici, restando però desiderosi di portare avanti una attività di famiglia».

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