Si è svolto con successo il Premio di laurea Oreste Pessina, giunto alla diciannovesima edizione, tenuto sabato 13 aprile 2019 presso il teatro Arena del Sole in Bologna, alla presenza di oltre 300 tra farmacisti, esponenti della categoria e del mondo dell’università. Come è noto, il concorso intitolato al padre di Stefano Pessina, executive vice chairman e ceo di Walgreens Boots Alliance, «sostiene e riconosce il talento dei giovani nel mondo della farmacia, promuovendo criteri meritocratici e incoraggiando un approccio alla professione fondato sulla competenza e sull’innovazione». I destinatari sono «giovani studenti, laureati e laureandi in farmacia e in chimica e tecnologia farmaceutiche, che si sono distinti attraverso tesi di laurea di particolare valore sotto il profilo della ricerca e dell’innovatività».

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Nell’edizione 2019 del premio, il primo classificato è Alessandro Biscioni dell’Università degli studi di Milano, seguito da Alberto Morganti dell’Università degli studi di Pisa e, al terzo posto, Elisabetta Biasotti dell’Università degli studi di Genova. Infine, la quarta classificata, Bianca Maria Casella, si è laureata all’Università di Tor Vergata a Roma, frequentando il corso in farmacia in lingua inglese creato nel 2008 dal Prof. Giuseppe Nisticó, con il contributo di Walgreens Boots Alliance, che si avvale di uno scambio di esperienze con la Facoltà di farmacia dell’Università di Nottingham. I quattro finalisti sono stati selezionati da una commissione esaminatrice composta da Marco Cossolo, presidente di Federfarma, Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), dai direttori di Dipartimento di farmacia e ctf delle Università di Genova, Pisa, Milano, ed infine da Ornella Barra, co-chief operating officer di Walgreens Boots Alliance.

«Di fronte alle grandi evoluzioni tecnologiche, demografiche e sociali che riguardano la farmacia in tutto il mondo, voi giovani farmacisti siete in una posizione privilegiata – ha spiegato Ornella Barra – avete alle spalle un patrimonio di esperienze secolari a cui attingere, ma anche occhi nuovi e una mentalità libera dagli schemi del passato per dare risposte nuove a queste incertezze». Secondo la dirigente «oggi la farmacia italiana è una delle meglio attrezzate e meglio diffuse e questo è un patrimonio che va assolutamente tutelato. Ma non si può pensare di costruire delle barriere per proteggerlo dai cambiamenti esterni. Al contrario, per preservare il ruolo della farmacia nel sistema, dobbiamo renderla moderna e innovativa. La tecnologia non sostituirà il rapporto umano e di fiducia tra paziente e farmacista. Se saprà cogliere il senso di questa evoluzione, il farmacista resterà al centro della salute anche negli anni a venire».

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