Automazione farmacia, l’impatto sul lavoro dei farmacisti

La forza lavoro nell’ambito delle farmacie è risultata relativamente stabile per parecchi decenni. Tuttavia, come tutte le industrie, oggi anche il settore sanitario risulta esposto a cambiamenti potenzialmente molto profondi. Dettati anche dalle novità in arrivo in tema di tecnologia. A ricordarlo è uno studio pubblicato sul Research in social and administrative pharmacy journal, e intitolato “Disruptive innovation in community pharmacy – Impact of automation on the pharmacist workforce”. L’analisi, curata da un gruppo di ricercatori delle università Monash e Griffith, nonché del Menzies Health Institute, in Australia, spiega che ad esempio «i sistemi di dispensazione automatizzati sono disponibili ormai da un decennio e sono stati applicati in un range di processi tecnici ripetitivi considerati a rischio di errore, come ad esempio la raccolta di dati, la selezione di prodotti, l’applicazione di etichette o la scelta delle dosi nelle confezioni». Per ora, prosegue lo studio, «l’uso di queste tecnologie è stato concentrato a livello locale, in alcune farmacie ospedaliere o in singole farmacie territoriali, come nel caso del modello “hub and spoke” sul quale si è aperto un dibattito nel Regno Unito». I sistemi automatizzati, infatti, possono da un lato aumentare l’accessibilità ai medicinali, e garantire al contempo un potenziale calo dei prezzi per i consumatori. Di contro, però, «alcuni ruoli storici dei farmacisti potranno risultare ridondanti». Si tratterà dunque di un problema per la categoria? Secondo il paper pubblicato negli Stati Uniti non del tutto, perché se alcune mansioni saranno svolte dai robot, «altri ruoli si potranno creare al contempo, includendo i farmacisti lungo il processo di controllo e dispensazione. Ulteriori opportunità si potranno creare poi in altri ambiti». Ciò che secondo lo studio è chiaro, è che «un simile cambiamento risulterà importante in termini di organizzazione complessiva del settore».