Autoanalisi in parafarmacie, il governo impugna la normativa piemontese

La normativa approvata dalla Regione Piemonte, in virtù della quale è stata autorizzata la possibilità, da parte delle parafarmacie, di erogare una serie di servizi di auto-diagnostica rapida, sarà impugnata dal governo. Quest’ultimo, infatti, ritiene che la legge regionale possa presentare elementi di illegittimità costituzionale. L’esecutivo ha preso la decisione nel corso di una seduta del Consiglio dei ministri che si è tenuta la scorsa settimana (nella giornata di giovedì). Come riferito da Federfarma, nel mirino c’è in particolare «la legge numero 11 del 2016, datata 16 maggio, e pubblicata sul bollettino ufficiale regionale tre giorni dopo. Al comma 2, il testo stabilisce che nei cosiddetti esercizi di vicinato l’impiego di apparecchi di auto-diagnostica rapida è consentito limitatamente al rilevamento di prima istanza di trigliceridi, glicemia e colesterolo totale, secondo le modalità stabilite da disposizioni della Giunta regionale. La disposizione va a integrare l’articolo 10 della legge regionale numero 21 del 1991, riguardante “Norme per l’esercizio delle funzioni in materia farmaceutica”». Ebbene la posizione del Consiglio dei ministri a riguardo è la seguente: la norma è illegittima in quanto «contrasta con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di tutela della salute – alla quale è da ricondurre la disciplina del servizio farmaceutico – e viola pertanto l’articolo 117, terzo comma, della Costituzione». Ma non è tutto: secondo il governo la normativa è anche incompatibile anche con il decreto legislativo numero 153 del 2009, riguardante i nuovi servizi, che «per garantire adeguate condizioni di sicurezza e di tutela della salute per l’utente, riserva i servizi sanitari afferenti l’impiego di detti dispositivi alle farmacie nell’ambito del Ssn». A questo punto, entro 60 giorni l’esecutivo dovrà notificare l’impugnativa al presidente della giunta regionale piemontese, e entro ulteriori dieci dovrà recapitarla alla cancelleria della Corte costituzionale.