assogenericiDa tempo si propone di tagliare la spesa farmaceutica, a livello nazionale così come regionale, ma «si continuano a non tenere presenti i dati di fondo. Queste proposte riprendono soluzioni già viste e non applicabili, oltre a non essere utili ai pazienti ed essere dannose per il sistema industriale italiano. Nel settembre dello scorso anno tutto il comparto farmaceutico ha già subito una riduzione dei prezzi che ha generato un risparmio di circa 400 milioni di euro per il Sistema Sanitario Nazionale e i Sistemi Sanitari Regionali ma, non ci dimentichiamo, ha gravato per lo stesso importo sulle aziende». A spiegarlo è Enrique Häusermann, presidente di Assogenerici, secondo il quale «l’azione dello Stato non può limitarsi a contrattare il prezzo più basso possibile, senza programmazione, senza cercare di prevedere un orizzonte sia in termini temporali sia in termini quantitativi in cui le aziende possano operare in costanza di condizioni e quindi potendo programmare investimenti e produzione».
Il dirigente deplora poi quella che ritiene una sostanziale incapacità del sistema di mettere a frutto la possibilità offerta dalla presenza dei farmaci equivalenti e dei biosimilari. Nei confronti dei quali, anzi, c’è stato «un freno sistematico». Assogenerici spiega in particolare che «si è creata una concorrenza speciosa tra farmaci non più coperti da brevetto e innovazione. Niente di più scorretto: quanto viene risparmiato grazie a equivalenti e biosimilari deve essere reinvestito nell’assistenza farmaceutica».
Ancora, l’associazione ritiene che la strada dei tagli ai prezzi dei farmaci, intrapresa fino ad oggi, sia «una foglia di fico che non risolve il problema di una spesa pesantemente sottofinanziata». «Parliamoci chiaro – insiste Häusermann – siamo di fronte ad un cambio di scenario radicale con farmaci frutto di innovazioni senza precedenti, capaci di modificare radicalmente il destino di milioni di malati. Vogliamo continuare a far finta che non questo non stia accadendo? Occorre investire su questi farmaci facendo leva sulle economie possibili all’interno dello stesso capitolo di spesa. Tra il 2017 ed il 2023 andranno a scadenza brevetti di farmaci che generano, conservativamente, una spesa di oltre 3,7 miliardi di euro annui pari a oltre 22 miliardi di euro in 6 anni. Solo nei prossimi 30 mesi con l’arrivo dei farmaci equivalenti di diverse molecole in scadenza di brevetto, si raggiungeranno risparmi pari a quasi un miliardo di euro. E entro i prossimi cinque anni scadranno brevetti e certificati complementari di protezione su farmaci biotecnologici che valgono circa 53 miliardi di euro di spesa a livello globale, per i quali il Servizio sanitario italiano spende circa 1,5 miliardi di euro all’anno. Con un quadro legislativo uniforme per quanto riguarda le procedure di acquisto di questi farmaci alla scadenza brevettuale, lo Stato potrebbe ottenere un risparmio di 500 milioni di euro all’anno».

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