Irregolarità nella gestione delle carte contabili, mancanza di informazioni sui pagamenti effettuati e conseguente rischio di pagamenti doppi, debiti e contenziosi per miliardi di euro, assenza di controlli e trasparenza. È il drammatico quadro della situazione dell’Asl Napoli 1 tratteggiato dalla Corte dei conti, che ormai da tempo ha sotto la propria lente di ingrandimento in particolare il bilancio d’esercizio 2012 dell’azienda sanitaria partenopea. Se la vicina Caserta rappresenta un esempio virtuoso nel panorama sanitario campano, per la Napoli 1 la magistratura contabile parla di «gravi irregolarità» per cui sollecita un maggiore impegno dell’Asl stessa, del commissario ad acta e della Regione.
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La Corte dei conti già nell’ottobre scorso ha rilevato pagamenti dei fornitori non ancora identificati per 559.576.000 euro, «una voce, iscritta provvisoriamente nell’attivo, tra i crediti del bilancio, invece che nel passivo, in riduzione dell’esatto fornitore pagato» che ha prodotto «doppi pagamenti a fornitori non esattamente individuati, con rischio latente di riproduzione del fenomeno in oggetto, data la mancata pronta conoscenza, da parte dell’azienda, del preciso ammontare a ciascuno di essi dovuto. La Corte sollecitava la celere totale eliminazione delle suddette irregolarità, attraverso un impulso straordinario che coinvolgesse la Regione, organo di controllo primario della Asl, i dirigenti responsabili dell’azienda sanitaria e il tesoriere, avente l’obbligo di fornire nell’immediato le carte contabili in suo possesso, considerando che l’abbinamento delle carte contabili al singolo fornitore fosse, infatti, operazione semplice, necessitante, in primis, solo di un deciso atto volitivo degli organi di vertice menzionati e dell’attività di personale non particolarmente specializzato». L’Asl, dal canto suo, ha costituito una task force e ha sottolineato alla corte di aver ulteriormente ridotto, nel frattempo, il valore residuo delle carte contabili da sistemare, a circa 330 milioni di euro, impegnandosi alla totale eliminazione entro l’approvazione del bilancio 2014.
Grande nota dolente e buco nero è la questione dei debiti verso i fornitori, che nel 2012 ammontavano a 1.870.269.000 euro; una «voce opacizzata» dalla presenza di carte contabili irregolari, scrive la Corte, per cui «non si è in grado di conoscere in via immediata le esatte pretese» dei debitori, «con evidenti ripercussioni in termini di potenziali irregolari pagamenti e falsa rappresentazione in bilancio». L’Asl ha reso noto che, in seguito ad azioni correttive, l’ammontare dei debiti verso i fornitori si è ridotto nel bilancio 2013 a 1.163,48 milioni di euro. Un dato in relazione al quale la Corte sottolinea però «di non essere in grado di verificare l’esattezza degli importi pagati ai singoli fornitori e l’esistenza di eventuali plurimi pagamenti». A ciò si deve poi aggiungere la mancanza di chiarezza rilevata a proposito degli interessi passivi sui debiti, per non parlare della partita da oltre 3,7 miliardi del contenzioso legale dell’Asl con fornitori e terzi, per cui la Corte «resta in attesa di poter verificare la completa attività di aggiornamento della banca dati, attività il cui termine è previsto per la data di approvazione del bilancio 2014, con totale eliminazione del contenzioso inesistente, il costante aggiornamento del nuovo contenzioso».
E le criticità non si esauriscono qui, tra la «Regolarizzazione della voce “Anticipi a fornitori”, riguardante pagamenti effettuati tramite la società Soresa (euro 11.011.985,61), non ancora esattamente identificati», «una voce che inquina il bilancio e non consente l’eventuale recupero di somme indebitamente pagate», e l’assenza di trasparenza e di un inventario sui beni, i farmaci, e i dispositivi medici dell’Asl; le forniture Soresa per servizi informatici, un sistema con «elevati costi» e «numerosi problemi applicativi»; consulenze, collaborazioni, interinale e altre prestazioni di lavoro sanitario da privato per 10,7 milioni di euro, per cui l’amministrazione dichiara di voler concludere entro il 2015 le procedure di reclutamento del personale e la riorganizzazione di alcune strutture, programmando anche una relazione con le azioni di controllo intraprese per la verifica dell’efficacia ed efficienza delle prestazioni ricevute. La Corte non manca infine di sottolineare le responsabilità dei diversi attori coinvolti nella gestione dei beni e dei denari della sanità partenopea, dalle farmacie ospedaliere e la farmacia aziendale ai direttori di strutture ospedaliere, i coordinatori infermieristici, e soprattutto la Regione e l’Asl, che avrebbero il compito di vigilare e chiedere conto.
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