Lo scorso settembre, la Società italiana di diabetologia (Sid) ha acceso i riflettori su uno studio danese pubblicato sulla rivista Bmj, edita dalla British medical association (Bma). Il lavoro, dal nome “Venous thromboembolism with use of hormonal contraception and non-steroidal anti-inflammatory drugs: nationwide cohort study”, ha studiato l’impatto dell’uso concomitante di contraccettivi ormonali e Farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) sul rischio di tromboembolia venosa. Come sottolineato dalla Sid, «il rischio aggiuntivo di eventi trombotici nelle donne che assumono contraccettivi ad alto rischio – come la combinazione di estro-progestinici – è di quattro volte superiore rispetto a quelle che non li assumono». Mentre «il rischio a seguito dell’utilizzo di Fans aumenta di sei volte per quelle che usano ibuprofene e sino a 12 volte per il diclofenac. Ancora peggio, con un effetto moltiplicatorio, il rischio che è di 50 volte superiore quando si assumano contraccettivi orali e Fans nello stesso tempo».

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Aumento del rischio di eventi trombotici. La Sid ha evidenziato che «anche l’uso di Fans diversi dall’aspirina ha mostrato di aumentare il rischio». In particolare «ibuprofene, diclofenac, naprossene e le nuove molecole inibitori delle ciclo-ossigenasi promuovono l’aggregazione piastrinica, alla base della formazione di placche che si possono staccare dalle pareti dei vasi e viaggiare sino ai polmoni». Inoltre «sebbene numerose condizioni siano state riconosciute come fattori di rischio per la Tev, come traumi o interventi chirurgici agli arti inferiori, età avanzata e obesità, è stato stimato che circa il 25-50% dei pazienti affetti per la prima volta da Tev non presentano fattori di rischio facilmente identificabili».

Rischio di tromboembolismo venoso in base al tipo di contraccettivo. La Società italiana di diabetologia ha poi ricordato la classificazione dei contraccettivi ormonali sulla base del rischio di tromboembolismo venoso. In particolare, tra i medicinali ad “alto rischio” rientrano «cerotti combinati estrogeni + progestinici, anello vaginale, compresse da 50 nanogrammi di etinil estradiolo, progestinici desogestrel, gestodene, drospirenone, e antiandrogeno ciproterone». Quanto ai farmaci a “medio rischio”, vi sono «tutti gli altri contraccettivi orali combinati» e «iniezione di medrossiprogesterone». Tra i medicinali a basso o nessun rischio di tromboembolismo venoso rientrano le «compresse di solo progestinico» e gli «impianti e dispositivi intrauterini».

La relazione tra uso di contraccettivi ed eventi trombotici era nota. Angelo Avogaro, presidente della Sid, ha precisato che «la relazione “pericolosa” tra uso di contraccettivi ed eventi trombotici era nota e dipende sia dalla dose di estrogeni che dal tipo di progestinico, ormoni capaci di agire sui meccanismi della coagulazione». Avogaro cita un esempio: «Le attuali iniezioni contraccettive che rilasciano dosi di ormoni elevate aumentano il rischio, al contrario di ciò che accade con i dispositivi intrauterini a bassa dose».

Donne con diabete a maggior rischio trombosi. Avogaro ha sottolineato che «nonostante la ricerca del Bmj non citi espressamente le donne con diabete, non possiamo dimenticare che queste sono circa il 5,9% della popolazione, spesso in età fertile, e assumono sia contraccettivi ormonali che Fans per episodi dolorosi o altre indicazioni assunti per almeno una settimana». Il docente, dunque, sollecita «una ulteriore cautela nella prescrizione di queste classi di farmaci nella popolazione femminile con diabete». Ciò alla luce del fatto che, come spiegato da Avogaro, «il diabete è comunemente associato a complicanze a lungo termine sia del sistema macrovascolare che microvascolare, il che rende conto di come le due condizioni si influenzino reciprocamente. Considerando l’uso di questi farmaci e la gravità della malattia tromboembolica venosa, specialmente nelle persone con diabete, il monitoraggio si pone come una questione di salute pubblica».

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