Il consumo ridotto di antibiotici è una strategia efficace contro la resistenza antimicrobica (Amr). È quanto emerso dal quarto rapporto congiunto (Jiacra IV) pubblicato mercoledì 21 febbraio 2024 dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema). Il documento ha analizzato l’uso di agenti antimicrobici e la presenza di Amr in batteri provenienti sia da esseri umani che da animali destinati alla produzione alimentare. I dati raccolti tra il 2019 e il 2021 evidenziano una correlazione diretta tra la diminuzione dell’uso di antibiotici e la riduzione della resistenza batterica in Europa. Per la prima volta, nell’ambito di questo progetto, le tre agenzie hanno esaminato le tendenze relative al consumo di antimicrobici e alla resistenza antimicrobica nel batterio Escherichia coli (E. coli) sia negli esseri umani che negli animali destinati alla produzione di alimenti. Inoltre, hanno valutato come queste tendenze si siano evolute nel periodo 2014 – 2021. Ad esempio, in questi anni, il consumo di antibiotici negli animali destinati alla produzione alimentare è diminuito del 44%.

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L’importanza di una strategia integrata per contrastare l’Amr

L’analisi condotta dalle tre agenzie ha rilevato che i batteri E. coli, sia negli animali che negli esseri umani, stanno diventando meno resistenti agli antibiotici in seguito alla riduzione del loro consumo complessivo. Ciò dimostra che le tendenze preoccupanti nella resistenza agli antibiotici possono essere invertite attraverso azioni e politiche adeguate. L’incremento degli sforzi per ridurre il consumo non necessario di antibiotici è fondamentale per affrontare la minaccia alla salute pubblica rappresentata dall’Amr. È essenziale anche potenziare i programmi di immunizzazione e migliorare le pratiche di prevenzione delle infezioni e il controllo nelle comunità e negli ambienti sanitari, al fine di ridurre la necessità di ricorrere agli antibiotici.

Resistenza batterica negli umani può essere collegata a quella negli animali

Il rapporto ha mostrato che, negli esseri umani, l’uso di importanti gruppi di antibiotici, come i carbapenemi, le cefalosporine di 3ª e 4ª generazione e le chinoloni, è associato alla resistenza a questi antibiotici in E. coli umani. Analogamente, l’uso di chinoloni, polimixine, aminopenicilline e tetracicline negli animali destinati alla produzione alimentare è associato alla resistenza a questi antibiotici in E. coli presenti negli stessi animali. La resistenza batterica negli esseri umani può essere collegata alla resistenza batterica negli animali destinati alla produzione alimentare. Il rapporto evidenzia due esempi in particolare: Campylobacter jejuni e Campylobacter coli, che possono essere presenti negli animali e trasmettersi agli esseri umani attraverso il cibo. Per la prima volta, il codice statistico utilizzato per eseguire queste analisi è stato reso pubblico insieme al rapporto, incoraggiando ulteriori analisi da parte di ricercatori e altri esperti interessati.

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