farmaci-contraffattiIl vero boom della contraffazione dei farmaci viaggia online. Il caso scoperto dai Nas di un medicinale della Geymonat prodotto senza principio attivo risulta infatti isolato, con pochissimi precedenti. Mentre per quello che riguarda il Web, ha spiegato Domenico Di Giorgio, direttore della unità che si occupa di lotta alla contraffazione dell’agenzia italiana del farmaco, solo l’1% dei siti che vendono farmaci rispettano le norme. Il “canale” Internet resta la porta principale per l’accesso di questi prodotti pericolosi, spesso contaminati con ingredienti inattesi (addirittura gesso o vernice). Il grosso lavoro che Aifa e altre amministrazioni fanno in sinergia ha portato a risultati notevoli (oltre 100 le farmacie “oscurate”). I riscontri relativi ai controlli in corso in questi giorni per l’operazione doganale Pangea evidenziano che ci sono ancora molti “clienti” italiani che ricorrono a questi siti pericolosi, per approvvigionarsi per lo più di farmaci per usi “non terapeutici” (steroidi, prodotti per disfunzioni erettili, dimagranti…). La contraffazione che arriva nei canali ufficiali della distribuzione ha invece percorsi diversi. In Germania uno studio effettuato dalle autorità tedesche alcuni anni fa portò al campionamento di 39 farmaci a base di uno stesso principio attivo e risultatò che per il 20% il produttore aveva acquistato il principio attivo da un fornitore diverso da quello approvato dalle autorità, probabilmente sul libero mercato internazionale attraverso broker, e quindi da una fonte non controllata nè controllabile ma più economica. Un caso più tragico di contraffazione farmaceutica è avvenuto negli Usa, causando oltre 100 vittime: i fornitori asiatici di una multinazionale americana hanno inviato un principio attivo (eparina) ‘tagliato’ con una sostanza tossica.

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Corriere Adriatico – Ed. Nazionale

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