I risultati di tre distinti studi clinici, presentati in occasione del congresso annuale della American society of hematology (Ash) a Orlando, in Florida, dal 6 al 9 dicembre 2025, hanno gettato le basi al possibile cambiamento nello standard terapeutico di prima linea per due neoplasie del sistema linfatico: la leucemia linfatica cronica e il linfoma mantellare. Il principio attivo al centro delle ricerche è acalabrutinib – il cui sviluppo è sostenuto da AstraZeneca – inibitore della tirosin-chinasi del Bruton di seconda generazione. I dati sono emersi dalle sperimentazioni denominate Amplify, Echo e Traverse, che hanno valutato combinazioni terapeutiche a base del farmaco.

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Risultati nella leucemia linfatica cronica con terapia a durata fissa

Lo studio di Fase 3 Amplify ha confrontato, in pazienti con leucemia linfatica cronica non precedentemente trattati, regimi a durata fissa completamente orali basati su acalabrutinib e venetoclax, da soli o con l’aggiunta di obinutuzumab, rispetto alla chemio-immunoterapia. I dati hanno mostrato un profilo di tollerabilità favorevole, con eventi avversi limitati e gestibili, aspetto rilevante considerando che una parte significativa della popolazione in studio aveva un’età superiore ai 65 anni. L’approccio a durata definita è un’evoluzione rispetto alle terapie continuative del passato, con implicazioni positive sulla qualità di vita e sulla gestione delle risorse sanitarie.

Progressi nel linfoma mantellare per pazienti anziani e oltre la chemioterapia

Per quanto riguarda il linfoma mantellare, neoplasia che colpisce prevalentemente soggetti anziani con circa 800 casi annui stimati in Italia, sono stati presentati gli aggiornamenti dello studio Echo e i primi risultati dello studio Traverse. L’analisi con un follow-up esteso ha confermato una riduzione del rischio di progressione e del rischio di necessitare di una terapia di terza linea. È stata osservata una diminuzione significativa della probabilità di progressione precoce della malattia entro 24 mesi. Lo studio Traverse, di fase 2, ha esplorato uno schema completamente privo di chemioterapia, combinando acalabrutinib, venetoclax e rituximab. I dati preliminari hanno mostrato tassi di risposta globale molto elevati, inclusi casi di remissione completa con assenza di malattia rilevabile anche in sottogruppi ad alto rischio.

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