In Italia trentamila professionisti sono abusivi. Lo dicono i dati dell’Ordine dei medici, che mettono il dito in una piaga dannosa per il cittadino e umiliante per chi il titolo se lo suda con anni di studio e sacrifici economici.
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La metà degli abusivi riguarda il settore medico, che svetta nella hit parade di chi esercita un mestiere senza requisiti di legge. Dentisti, infermieri e veterinari giocano una parte da leone, con cifre record di denunce. Ma anche i farmacisti non laureati non scherzano. Secondo un recente rapporto dei Nas di Milano, i nuclei antisofisticazioni e sanità dei carabinieri, i farmacisti sono al quinto posto nella graduatoria delle segnalazioni per abusivismo. Nel biennio 2010 e 2011 sono state oltre un centinaio le denunce all’autorità giudiziaria e 20 gli arresti.
In realtà i numeri rappresentano solo la punta dell’iceberg, perché le persone che dispensano farmaci dietro il bancone senza essere in possesso della laurea e dell’esame di Stato che abilita all’esercizio della professione rappresentano un fenomeno di dimensioni molto più vaste. Commessi privi della preparazione adeguata per fornire indicazioni sul farmaco e sui suoi effetti terapeutici, vengono assunti dalle farmacie con qualifiche di basso profilo per risparmiare su stipendi e contributi. C’è poi il vulnus delle farmacie abusive online, altro fronte che vede un trend crescente e incontrollabile, con centinaia di siti fuorilegge che dispensano farmaci al di fuori di ogni controllo.
Il danno d’immagine per la categoria è notevole e sempre più forte si leva la voce di chi invoca il pugno di ferro con chi sgarra. C’è chi chiede sanzioni più aspre e chi mette in campo provvedimenti severi, come il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Macerata Luciano Diomedi, che nell’assemblea di lunedì a Pesaro ha annunciato iniziative di monitoraggio e prevenzione e commissioni di vigilanza: “Su questo fronte tolleranza zero”, ha tuonato, ricordando che tanti giovani laureati sono a casa o in cerca di occupazione.
L’articolo 100 del Testo unico delle leggi sanitarie, del resto, scandisce chiaramente che “nessuno può esercitare la professione se non abbia conseguito il titolo di abilitazione all’esercizio professionale”. Non solo. Il codice penale, con l’articolo 348, punisce con la reclusione fino a sei mesi e una multa fino a 516 euro l’abusivismo professionale e prevede l’imputazione di concorso in reato (articolo 110) per il titolare della farmacia che utilizza personale non laureato in mansioni proprie del farmacista. Può bastare? Evidentemente no, perché una condanna a una pena irrisoria e una sanzione così irrilevante non rappresentano un deterrente per chi, con l’esercizio abusivo della professione, introita o risparmia somme più consistenti. Ecco il senso del disegno di legge da poco approvato in Senato che inasprisce le pene dell’articolo 348 del codice penale, con sanzioni fino a 50 mila euro per gli abusivi e reclusione fino a 4 anni. Ora si attende che il testo passi all’esame della Camera e poi sarà legge. Da far rispettare con controlli, segnalazioni alle forze dell’ordine, vigilanza ferrea degli ordini professionali.
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