L’abusivismo professionale farmacia si conferma un problema sempre più attuale. L’ultima denuncia, in ordine di tempo, è arrivata da Striscia la Notizia, e per inquadrare meglio il tema FarmaciaVirtuale.it ha proposto ai suoi iscritti (nello specifico ai farmacisti collaboratori e a quelli in cerca di un impiego) un questionario dal titolo «Abusivismo professionale farmacia: una pratica diffusa?»
Un modo per contribuire in prima persona al dibattito, che però in pochi hanno voluto cogliere: il 24% dei farmacisti interpellati ha aperto la mail, ma solo il 6,3% ha proseguito rispondendo alle domande. Una percentuale molto più bassa rispetto ad altri sondaggi proposti da FarmaciaVirtuale.it, che induce a riflettere sulla complicata situazione in cui si trovano sia i farmacisti collaboratori che quelli in cerca di lavoro. I primi, infatti, sono spesso costretti a chiudere (almeno) un occhio di fronte a personale non laureato che dispensa consigli e farmaci ai clienti con il placet del titolare della farmacia. Un ricatto morale, che costringe i collaboratori regolarmente iscritti all’albo a tollerare situazioni di palese abusivismo per non rischiare di perdere il lavoro. Per chi è in cerca di impiego, la situazione è ancora più complessa: inseriti in un contesto economico e professionale che, finora, si è limitato a lanciare stanchi appelli contro la piaga dell’abusivismo senza mai dare l’impressione di combatterla realmente, i giovani farmacisti non si sentono tutelati e di conseguenza evitano di prendere una posizione intransigente contro gli abusivi.
Tuttavia, una parte dei farmacisti interpellati ha risposto al sondaggio. Alla domanda «Nella farmacia dove lavori – o lavoravi – al banco c’è personale non laureato?» il 51,3% ha risposto «Sì, costantemente», il 30,8% ha risposto «Talvolta» mentre il 17,9% ha negato la presenza di abusivi. Successivamente abbiamo chiesto ai nostri iscritti: «Le istituzioni e le associazioni di settore fanno abbastanza per la lotta all’abusivismo professionale». Ebbene, secondo l’84,6% «Non fanno nulla», per il 12,8% «Fanno il minimo» mentre per il 2,6% la risposta delle istituzioni è adeguata ovvero «Fanno il possibile».
Ma la parte più interessante del sondaggio è quella dedicata alle testimonianze ‘aperte’, in cui è stato chiesto ai farmacisti di raccontare la propria esperienza. C’è chi coglie l’occasione per denunciare di essere sottopagato («La busta paga è diversa da quella reale, mancano tredicesima e quattordicesima e non si hanno le giuste giornate di ferie» o sfruttato «Ci obbligano a lavorare tutti i giorni festivi compresi con basse retribuzioni, dicendo che è già tanto che ci fanno lavorare») e chi, come una giovane farmacista, denuncia addirittura l’inversione dei ruoli con lei, laureata, costretta a stare in magazzino e magazzinieri che servono al banco. Ma questa ‘tolleranza’ nei confronti dei ‘camici blu’ deriva dai titolari delle farmacie: «Finché ci sono io – racconta un testimone – va tutto bene perché lotto con il mio titolare ma come giro l’angolo tutto ricomincia. E’ una battaglia persa». E ancora: «I titolari per convenienza lasciano fare, predicano bene ma razzolano molto male». Un malcostume che, purtroppo, unisce l’Italia: «A Genova – leggiamo – il fenomeno è frequentissimo. Tante sorelle, mariti genitori dei titolari esercitano abusivamente la professione del farmacista poiché soci nell’attività. Senza contare quanti magazzinieri sono al banco». «Si danno troppi farmaci senza ricetta – denuncia un altro farmacista – perché le disposizioni sono di ‘fare cassetto’ e basta». La vera nota dolente, però, riguarda i controlli che secondo almeno uno dei professionisti interpellati sarebbero addirittura ‘concordati’ con i proprietari delle farmacie che «vengono avvisati con settimane di anticipo». «Non si è mai vista la commissione di controllo», «L’Ordine è inesistente nonostante i ripetuti richiami», «Ho segnalato più volte il problema anonimamente all’Ordine, ai Nas e alla Asl senza ottenere mai una risposta»: questi i toni di chi punta il dito sulla mancanza di vigilanza nelle attività. Connivenze, carenze e lassismo che penalizzano chi rispetta le regole, come si legge in questa testimonianza che vale la pena riportare integralmente poiché racchiude il pensiero (e i dubbi) di tanti farmacisti onesti:
«Ho sempre lavorato in una farmacia dove le regole vengono rispettate alla lettera. Da colleghi che lavorano in altre farmacie, so per certo che tanti non laureati vengono assunti per stare al banco. E che, altro punto sleale, si dispensano tranquillamente farmaci senza prescrizione medica, compresi benzodiazepine e antipsicotici. Mi chiedo come mai nessuno fa niente. Noi che rispettiamo la legge siamo molto penalizzati e la gente, quando gli neghi giustamente una cosa, ti risponde che nella farmacia più avanti gli danno tutto senza battere ciglio! Dove sta il giusto? Uniformarsi alla massa o seguire un codice deontologico e di professionalità?».
Purtroppo, in molti hanno già superato questo bivio imboccando la prima strada, quella che penalizza la professionalità dei farmacisti e la salute dei cittadini.
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