L’European centre for disease prevention and control (Ecdc) ha commissionato la realizzazione di un report tecnico che presenta un’analisi della disinformazione sui vaccini, veicolata attraverso i canali online nell’Unione europea e nella European economic area (Eea). Lo studio, realizzato da Technopolis Group and Schuttelaar & Partners è intitolato “Countering online vaccine misinformation in the Eu/Eea” e riporta dati e analisi raccolti nel 2021 attraverso il monitoraggio di social media e di altri strumenti di comunicazione online, spesso usati per diffondere informazioni non corrette sulla sicurezza dei vaccini. «I vaccini autorizzati dall’Agenzia europea per i medicinali per l’uso nell’Unione europea (UE) sono noti per essere sicuri ed efficaci nella prevenzione delle malattie infettive – si legge nella premessa del report -. Tuttavia, la disinformazione che collega in modo errato questi vaccini a danni per la salute o altre conseguenze indesiderabili ha, negli ultimi anni, continuato a proliferare online e altrove. Non è un fenomeno nuovo, ma è diventato più importante a causa della diffusione dei social media e, più recentemente, dell’emergenza Covid-19. La pandemia ha dimostrato chiaramente quanto facilmente la disinformazione possa diffondersi online».

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Come arginare la disinformazione

A fronte di questa situazione, l’Ecdc ritiene che le autorità sanitarie pubbliche possano svolgere un ruolo importante nell’identificare e contrastare la disinformazione online sui vaccini e sostiene che, «per farlo in modo efficace, serva una buona comprensione del panorama della disinformazione sui vaccini nei rispettivi paesi e degli strumenti e strategie disponibili per combatterla in modo efficace.» Lo studio commissionato dall’Ecdc, quindi, esplora le principali fonti di disinformazione sui vaccini online nell’Ue e nell’Eea, le attuali strategie utilizzate dalle autorità sanitarie pubbliche nazionali e da altre organizzazioni, le esigenze di formazione delle autorità su come sviluppare in modo efficace azioni di contrasto. L’Ecdc spiega poi le finalità del report: «L’obiettivo di questo studio è esplorare la disinformazione relativa alla vaccinazione contro morbillo (in combinazione con parotite e rosolia), papillomavirus umano (Hpv), influenza e Covid-19. I risultati forniscono spunti per le autorità sanitarie pubbliche nazionali sui fattori alla base della diffusione della disinformazione online sui vaccini e le opzioni e competenze necessarie per rispondere».

Le proporzioni del fenomeno

L’analisi esamina l’incidenza della disinformazione sui vaccini veicolata dai social media in sei paesi campione (Estonia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Romania e Spagna), nei quali emerge una percentuale di disinformazione compresa tra il 3% e il 12%. Ma mentre la percentuale si aggira intorno al 5% su quasi tutte le malattie esaminate, raggiunge il 68% per quanto riguarda il Covid e il 9% per l’influenza. In merito invece alle modalità narrative riscontrate nei post, sono state riscontrate analogie in tutti i paesi. Come si legge nel report, «in genere, le argomentazioni sono incentrate su presunti bambini danneggiati dal vaccino e gravi effetti avversi della vaccinazione, oppure su teorie di complotti (relazioni nefaste tra vaccinazioni e totalitarismi dei governi, tecnologia 5G, “Big Pharma” a scopo di lucro). Alcuni post di disinformazione analizzati in Germania mettono in guardia contro la presunta modifica permanente e irreversibile del genoma umano dovuta alla tecnologia dell’mRNA su cui si basano alcuni dei nuovi vaccini Covid-19».

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