«Nel periodo considerato sono pervenute 66.258 segnalazioni su un totale di 32.429.611 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 204 ogni 100mila dosi), di cui circa il 90% sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Come riportato nei precedenti Rapporti, gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (83% dei casi)». È quanto ha fatto sapere l’Agenzia italiana del farmaco, in occasione della pubblicazione del “Quinto Rapporto Aifa sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19”, con i dati raccolti tra il 27 dicembre 2020 e il 26 maggio 2021.
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Il conteggio delle segnalazioni gravi
Secondo quanto evidenziato dall’Ente regolatorio «le segnalazioni gravi corrispondono al 10,4% del totale, con un tasso di 21 eventi gravi ogni 100mila dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione». Nel dettaglio «la maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty (71,8%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale (68,7% delle dosi somministrate) e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria (24% delle segnalazioni e 20,8% delle dosi somministrate), al vaccino Moderna (3,9% delle segnalazioni e 9% delle dosi somministrare), e al vaccino Covid-19 Janssen (0,3% delle segnalazioni e 1,5% delle dosi somministrate)».
Eventi avversi
Con riferimento agli eventi avversi, l’Aifa ha evidenziato che «più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Gli eventi avversi gravi correlabili alla vaccinazione più spesso segnalati configurano un quadro di sindrome simil-influenzale con sintomatologia intensa, più frequente dopo la seconda dose dei vaccini a mRNA e dopo la prima dose di Vaxzevria». Infine, soffermandosi sugli eventi trombotici, l’Aifa ha precisato che «il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con quanto osservato a livello europeo (1 caso ogni 100mila prime dosi somministrate, nessun caso dopo seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni».
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