Cannabis ad uso terapeuticoLa Regione Piemonte ha annunciato la volontà di finanziare uno studio clinico sull’efficacia e la sicurezza dei trattamenti a base di cannabis terapeutica. Come riferito dall’agenzia Adnkronos, si tratta di un’analisi per ora unica in Italia, promossa dall’azienda ospedaliero-universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino. A partecipare saranno 90 pazienti, come annunciato l’8 ottobre 2018 dall’assessore alla Sanità Antonio Saitta, che ha commentato: «L’obiettivo è quello di valutare in modo certo l’efficacia e la sicurezza per i pazienti della cannabis ad uso medico, anche alla luce del fatto che l’utilizzo è in forte aumento ma allo stesso tempo la questione è oggetto di dibattito anche a livello scientifico. Nelle prossime settimane approveremo in giunta una delibera per sancire il via libera al progetto, che sarà finanziato con le risorse previste dalla legge regionale che regolamenta l’uso terapeutico della cannabis».

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L’analisi durerà due anni ed ha ricevuto il via libera da parte del Comitato etico della Città della Salute. Se l’organismo esecutivo della Regione Piemonte concederà il proprio via libera, lo studio potrebbe partire prima della fine dell’anno. Il coordinamento sarà affidato a Paola Brusa, docente del dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco presso l’università di Torino. «Per ottenere risultati attendibili e comparabili – ha precisato l’agenzia di stampa – è stata scelta una forma farmaceutica standard, una preparazione in capsule a base di olio di cannabis, che sarà fornita per tre mesi ai pazienti.

I risultati ottenuti dopo questa prima fase permetteranno di sviluppare una seconda fase durante la quale il campione verrà ampliato. Verranno valutati l’efficacia del trattamento in termini di qualità della vita (benessere fisico, emotivo, funzionale e socio-familiare) e l’effettivo rapporto clinico rischio-beneficio dell’impiego di tale sostanza. Saitta ha concluso sottolineando come sia «la prima volta che una Regione italiana avvia uno studio di questo tipo. Per questo motivo chiederò alle altre Regioni di intraprendere progetti analoghi, in modo da ampliare il più possibile il numero di pazienti coinvolti e dunque contribuire in maniera significativa a consolidare le certezze scientifiche su questo tema».

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