Il 2 aprile 2018 le farmacie della provincia dello Saskatchewan, nel Canada occidentale, hanno potuto informare la popolazione del fatto che ai farmacisti è stata concessa la possibilità di effettuare prescrizioni di alcuni medicinali dispensabili unicamente dietro presentazione di ricetta medica. Si tratta, in particolare, di quelli legati alla contraccezione e di quelli indicati per le infezioni delle vie urinarie. Per i cittadini della regione il passo in avanti è evidentemente importante: in molti casi le donne che abitano in campagna si trovano a parecchi chilometri dal primo medico e poter contare sulle prescrizioni firmate dal farmacista rappresenta senz’altro una semplificazione.
Ogni comune canadese, infatti, possiede una farmacia. La decisione è arrivata grazie ad un accordo siglato dalle associazioni di farmacisti e di medici Saskatchewan College of pharmacists e College of Physicians and Surgeons of Saskatchewan, assieme al ministero della Salute provinciale. «In questo modo – ha spiegato Dawn Martin, direttrice generale dell’Associazione locale dei farmacisti in un’intervista concessa a Radio Canada – le farmacie diventano dei veri e propri centri di cura per numerosi comuni». Ai titolari è stata concessa inoltre la possibilità di fatturare alle aziende sanitarie il colloquio di valutazione effettuato alle pazienti. Secondo quanto indicato dal giornale specializzato francese Le Quotidien du Pharmacien, «queste nuove mansioni appannaggio dei farmacisti sono legate a delle formazioni specifiche» che essi sono chiamati a seguire. D’altra parte, uno studio pubblicato sul tema dalla rivista scientifica americana Annals of Pharmacotherapy ha sottolineato l’importanza di garantire determinati standard in materia di prescrizioni effettuate dai farmacisti, qualora queste ultime dovessero essere introdotte negli Stati Uniti.
In Italia, il direttore generale dell’Aifa Mario Melazzini ha proposto di aprire un dibattito in merito alla possibilità di introdurre prescrizioni di farmaci firmate da infermieri. Tuttavia, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha risposto che la questione «in questo momento non è nell’agenda». Mentre il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli ha commentato senza mezzi termini: «Diciamo un no forte e chiaro al task shifting».
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