farmacie ospedaliere territorialiLa farmacista Bianca Peretti ha progettato e lanciato la rete delle “Farmacie Ospedaliere Territoriali”, che non punta ad essere un’associazione né un consorzio, bensì una struttura in grado di unire le farmacie che vi aderiranno in una sinergia inedita. «L’obiettivo della rete – spiega l’ideatrice – è di superare il modello attuale e far sì che farmaco e malati diventino il “core business” della farmacia. Facendo in modo che, in particolare dal trattamento delle patologie croniche, si possa far arrivare gran parte dei ricavi». Ma in che modo ottenere tale risultato? «Attraverso una condivisione di tutte le procedure e dei protocolli, che abbiamo già avuto modo di testare, tra le farmacie aderenti. La rete, poi, si farà anche garante della qualità del servizio, tramite un sistema di controlli interni e una formazione permanente che toccherà tutti gli aspetti più importanti della professione: dalla farmacologia, alla farmacia clinica, dalla gestione del paziente alla legislazione». In termini pratici, il tutto passerà attraverso una collaborazione con i medici di famiglia: «Questi ultimi fisseranno ovviamente la terapia, perché spetta a loro farlo. La farmacie prenderanno quindi in carico il paziente, allestiranno i contenitori monouso se possibile, sottoporranno il paziente alle autoanalisi che fisserà lo stesso medico, al quale verranno inviati i risultati in tempo reale manda al fine di confermare o modificare il trattamento. Si tratta di una rivoluzione perché il sistema comporta, per la prima volta nella storia, una collaborazione fattiva col medico di base, finalizzata ad aiutare il paziente cronico a rispettare la terapia ed a ottenerne il massimo giovamento». Peretti ricorda che, dal punto di vista finanziario, la Regione Lombardia ha già previsto una remunerazione specifica per l’erogazione di questo tipo di servizi: «Essa partirà a gennaio 2018 e le cifre sono assolutamente serie, erogate per paziente preso in carico. Un sistema per il quale sono già previsti stanziamenti anche in Veneto, Liguria, Umbria e Puglia: territori nei quali ci aspettiamo che il tutto possa partire alla metà del prossimo anno». Le farmacie delle altre regioni saranno dunque tagliate fuori? «Niente affatto. Premesso che ci sarà un effetto domino tra le regioni, soprattutto se ci saranno dei buoni risultati, nel frattempo, dal momento che la rete si fa garante della qualità del servizio nelle regioni in cui non c’è ancora una remunerazione si può ipotizzare di chiedere al cliente di pagare il servizio. Esso sarà infatti talmente utile che probabilmente non ci saranno grandi difficoltà in questo senso». «Ciò che è rivoluzionario – aggiunge la farmacista ideatrice della rete – è che per la prima volta negli ultimi 50 anni si prova a guadagnare da qualcosa che non sia la parte puramente commerciale. Stiamo siglando un accordo con un’associazione di medici di famiglia che garantirà una collaborazione virtuosa e propositiva. Per quello parliamo di farmacie ospedaliere: perché portiamo i servizi ospedalieri in farmacia. È l’unica risposta possibile alle novità che attendono la professione, non vedo altre soluzioni».
I promotori dell’iniziativa organizzeranno una serie di incontri «per spiegare di cosa si tratta e per guardarci negli occhi: fare rete significa prima di tutto creare un gruppo di farmacie che vogliono aiutarsi a vicenda, pronte a soccorrere chi è in difficoltà».

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