professione farmacista«La vicenda di per sé è abbastanza marginale: il quotidiano “Il Giornale” pubblica un articolo nel quale si denuncia il sempre maggior numero di farmacie che falliscono il Lombardia, Federfarma risponde che i dati non sono reali, che la farmacia italiana è in buona salute e che i titolari hanno saputo adeguarsi efficacemente all’evoluzione del mercato. La Fofi controbatte, invece, riconoscendo la grave difficoltà economica in cui versano un numero sempre maggiore di farmacie». La farmacista Bianca Peretti commenta così le reazioni suscitata da un’analisi del giornale milanese, nel quale si sottolineava l’apparentemente alto numero di farmacie in fallimento nella città di Milano. «Se ho capito bene – prosegue la professionista – in passato i medici prescrivevano “allegramente” (cioè, più del necessario? A caso? Solo i farmaci più costosi?), mentre oggi sono costretti ad indicare farmaci che costano poco e valgono ancora meno, pena verifiche e sanzioni da parte dell’implacabile scure dell’amministrazione. I farmacisti, da parte loro, da sempre si barcamenano in balia del sistema, prima avendo guadagnato dalla liberalità dei medici ed oggi giostrandosi nell’approvvigionamento dei medicinali più a buon mercato e “la cui qualità, a volte, fa inorridire”; da ultimo, traditi perfino dalla fidata dermocosmesi, sono perfino costretti spesso a far tornare il cliente dopo qualche ora, avendo dovuto ridimensionare drasticamente le scorte. Dato lo scenario complessivo, c’è quasi da essere contenti di fare solo i farmacisti». «Scherzi a parte – aggiunge Peretti – credo che la realtà sia leggermente diversa. L’avanzare delle conoscenze ha portato a modificare nel tempo le linee guida con le quali affrontare le varie patologie e il sistema sanitario cerca, come è giusto, di fare in modo che tutti i medici vi si attengano: oggi sappiamo, ad esempio, che somministrare antibiotici nelle malattie virali non è quasi mai un vantaggio. Quanto alla qualità dei farmaci, di tutti i farmaci legalmente venduti in Italia, l’Aifa la garantisce, assieme al rispetto degli standard previsti dalle norme europee: chiunque avesse dubbi fondati sulla loro effettiva efficacia ha il dovere di segnalarlo in quella sede, l’unica appropriata per intervenire efficacemente al fine di tutelare il consumatore da rischi reali. I farmacisti, essendo cambiate le esigenze della società, si devono adeguare alle nuove richieste». La farmacista conclude quindi spiegando che «anche le farmacie, come tutti gli altri esercizi commerciali, possono fallire, facciamocene a malincuore una ragione. Dobbiamo anche rassegnarci al fatto che il fallimento è sempre colpa dell’imprenditore che non ha saputo adattarsi ai cambiamenti e alle mutate richieste del mercato. I farmacisti hanno qualche colpa in più? Sicuramente almeno una: quella di accettare passivamente tutta una serie di luoghi comuni e di pregiudizi, a tal punto da finirne schiacciati e umiliati, talvolta illudendosi di esservi superiore».

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