farmacie ruraliIl senatore Vittorio Fravezzi, del gruppo delle Autonomie, ha presentato un disegno di legge con il quale chiede l’abrogazione dell’articolo 115 del testo unico delle leggi sanitarie approvato con regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, degli articoli 2 e seguenti della legge 8 marzo 1968, n. 221, nonché dell’articolo unico della legge 5 marzo 1973, n. 40, che si occupano di indennità di residenza alle farmacie rurali. Come noto, la prima normativa citata stabilisce che «per i comuni o centri abitati con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti, nei quali non esista farmacia e sia andato deserto il concorso aperto per la istituzione e l’esercizio della medesima, è stabilita una speciale indennità di residenza a favore del farmacista, nominato in seguito a concorso». Alla proposta ha replicato il senatore Luigi d’Ambrosio Lettieri, spiegando che il Ddl arriva proprio mentre «è stato approvato un Ordine del Giorno a firma mia e del senatore Mandelli che va esattamente nella direzione opposta. Infatti lì si impegna il governo a rivedere in aumento la soglia di fatturato per accedere a questi istituti, il cui importo – giova ricordarlo – è immutato dal 1996». Nel merito, il parlamentare ha sottolineato che «tutte le motivazioni che erano all’origine del trattamento di maggior favore per questi presidi non solo sono ancora presenti, ma sono diventate ancora più evidenti». In questo senso d’Ambrosio Lettieri spiega che «la farmacia rurale ha visto contrarsi ulteriormente il suo bacino di utenza, lo abbiamo toccato con mano anche in occasione del terremoto in Centro Italia, quando l’opinione pubblica ha scoperto che in paesi e frazioni di poche centinaia di abitanti, dove mancavano figure sanitarie e strutture, la farmacia c’era. Questo significa che, in un processo di desertificazione sanitaria che interessa tutta Europa, alle farmacie rurali spetta il ruolo di primo, e spesso unico, presidio per la tutela della salute». «Che l’indennità di residenza delle farmacie rurali costituisca un balzello ingiustificato, come sostieni nella relazione che accompagna il tuo disegno di legge – prosegue il senatore rivolgendosi direttamente a Fravezzi – è un’affermazione che perde qualsiasi consistenza se si considera che in questi anni, ben prima dell’inizio della crisi economica i cui effetti stiamo ancora subendo, le farmacie – tutte – hanno subito una costante contrazione del fatturato, per motivi che vanno dall’avvento del farmaco generico alla riserva dei medicinali innovativi all’ospedale, al progressivo arretramento dello Stato nel finanziamento del FSN e ai tetti imposti alla spesa farmaceutica con preoccupanti ricadute sui livelli di assistenza e sulla tenuta complessiva dell’intero sistema. E se i contraccolpi sono stati avvertiti dalle grandi farmacie dei centri urbani, è facile immaginare quale sia stato l’impatto sulle farmacie delle piccole comunità».

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