«Siamo i primi in Europa a prevedere un obbligo di ricetta elettronica veterinaria ed il messaggio all’opinione pubblica è incentrato sulla soluzione al problema antibiotico-resistenza. Eppure i farmaci veterinari non sono tutti antibiotici». A sottolinearlo è Angelo Troi, segretario del Sivelp (Sindacato Veterinari Liberi Professionisti), che specifica dapprima quale sia il peso del farmaco veterinario sul totale dei medicinali.
Citando Federchimica, il dirigente sottolinea che esso dovrebbe essere pari al 3% del totale del mercato farmaceutico in Italia: «Tracciare tale quota potrebbe rappresentare una scelta encomiabile, ma lascia alcuni dubbi».
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In particolare legati ai costi: «Per la sanità nazionale, poiché la ricetta elettronica viene emessa tramite un Istituto Zooprofilattico (Teramo); per il veterinario, per via del processo di informatizzazione, dal momento che occorrono hardware, software, tempi di prescrizione ed eventuale interazione per il cambio di ricetta». Ma anche «per l’intestatario della ricetta, evidentemente da sommare agli importi delle visite». Infine si rischia di generare anche «un costo per i farmacisti: a causa di un programma diverso di archiviazione dei dati, rispetto alle ricette elettroniche per farmaci ad uso umano che sono riservate a farmaci erogati dal Sistema Sanitario Nazionale (classe A)».
Inoltre, Troi avverte: «La prescrizione veterinaria non è un dato reale. Rappresenta un’indicazione del curante che spesso il proprietario non porta a conclusione: non sempre viene seguita, quindi la ricetta non è un dato o un fatto certo. Per questa ragione non può e non deve essere trattata come tale». Ancora, secondo il segretario del Sivelp, «per le farmacie il problema è usare un sito diverso per farmaci veterinari, con le conseguenti complessità della registrazione. Ovviamente questo non è un problema per chi produce il farmaco veterinario. L’interesse economico di un simile obbligo parrebbe evidente, tanto quanto le posizioni dei soggetti finanziati dalle stesse aziende o chiamati a gestire l’oneroso sistema. Sarà la ricetta elettronica ad ingigantire il mercato? Forse, ma resta la possibilità che il veterinario, data la complicazione del sistema, smetta di ricettare quanto non è assolutamente indispensabile, riducendo il rischio concreto di contestazioni formali». A luglio del 2018, lo stesso Sivelp aveva scritto al ministro della Salute Giulia Grillo sottolineando che «questo repentino passaggio amministrativo potrebbe mettere in grave crisi il sistema, che non riuscirebbe più a garantire la necessaria copertura terapeutica, anche per gli interventi urgenti».
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