Come riportato da FarmaciaVirtuale.it ai propri lettori, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale per il periodo che va da gennaio ad giugno del 2018. Secondo il quale, «la spesa farmaceutica convenzionata netta a carico del SSN nel periodo gennaio-giugno 2018 calcolata al netto degli sconti, della compartecipazione totale (ticket regionali e compartecipazione al prezzo di riferimento) e del pay-back 1,83% versato alle Regioni dalle aziende farmaceutiche, si è attestata a 4.008,8 milioni di Euro». Il che significa un calo del 5% rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.
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Secondo Carlo Ranaudo, docente presso la facoltà di Farmacia dell’università Federico II di Napoli, «il trend ormai è questo e non sarà possibile invertirlo. La discesa appare continua, determinata da una serie di dinamiche che comprendono i generici, la distribuzione per conto, lo spostamento verso l’ospedaliero». Il professore spiega poi che l’avvento di nuovi farmaci teoricamente potrebbe generare una rivitalizzazione, «ma da anni si è deciso di premiare i bisogni terapeutici. La vendita in farmacia su certe malattie è ormai quasi inesistente, tranne per quanto riguarda la distribuzione per la quale il farmacista riceve un “fee” anziché il guadagno tipico dell’esitazione tradizionale del medicinale. I nuovi farmaci sono comprati dalla Asl e il professionista prende una quota fissa. In un sistema così strutturato, tuttavia, la farmacia resta il luogo in cui si dispensa salute. Ciò che conta è comprendere bene il concetto stesso di “salute”: un tempo lo si considerava come semplice “assenza di malattia”, ma in realtà il significato è molto più ampio».
Ed è proprio qui che, secondo Ranaudo, le farmacie possono pianificare il loro futuro: «I cittadini hanno bisogno di benessere. Oltre i 60 anni i problemi alla prostata sono fisiologici. L’osteoporosi, allo stesso modo, è un problema non raro nelle donne dopo la menopausa. Il farmacista può rappresentare un punto di riferimento in questo senso, in grado anche di sollevare i medici che saranno sempre più oberati». Inoltre, «i dati dicono che gli integratori sono ormai la seconda voce di entrata per le farmacie. E poi c’è la cosmetica, anch’essa intesa non semplicemente come strumento di bellezza ma di salute. Si tratta di prodotti che si possono trovare anche altrove, ma chi entra in farmacia sa che può contare su una consulenza di alto livello. Sa che può acquistare non basandosi soltanto su una pubblicità. E sa che l’eventuale differenza di prezzo è dipesa da questo».
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