«Nulla di nuovo sotto il cielo o forse meglio dire nulla di buono». È il commento di Carlo Ranaudo, docente presso l’Università di Salerno, ai dati Aifa relativi alla spesa farmaceutica convenzionata nel periodo gennaio-luglio 2020. «Già da tempo – spiega Ranaudo – i conti della farmaceutica non tornano e l’emergenza Covid ha solo reso più eclatante il problema. La spesa territoriale, cioè quella dei farmaci dispensati in farmacia continua il suo trend negativo. Dopo un maggio quasi catastrofico con meno 18% sull’anno precedente si era sperato in un rimbalzo tecnico a giugno e luglio. Mesi abbastanza tranquilli anche sul fronte emergenziale. E invece – prosegue Ranaudo – non solo non c’è stato il rimbalzo ma giugno segna un -2,1% sull’anno precedente e luglio peggiora con un -3,2%. Parliamo di spesa netta. Se poi guadiamo il numero di ricette : maggio -22% giugno -6,3% luglio-6,7%. In termini economici c’è una perdita assoluta per le farmacie italiane, anno su anno, di 142 milioni di euro.

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L’utilizzo del Fondo sanitario nazionale da parte delle farmacie

«Una semplice riflessione: rispetto alla spesa programmata pari al 7,96% del Fondo sanitario nazionale (Fsn) la farmacia territoriale ne utilizza solo il 6,84%. Nessuna regione sfora sul tetto programmato. Potremmo pensare che il Ssn è tranquillo. Ma purtroppo i numeri non finiscono qui. Basta entrare nel capitolo di spesa ospedaliera per vedere che è tutta un’altra storia». Quanto alla farmaceutica ospedaliera, Ranaudo evidenzia che «dovrebbe assorbire il 6,89% del fondo, ma a luglio è al 9,6%». Totalmente fuori controllo con un disavanzo nei primi 7 mesi di ben due miliardi di euro».

«Il farmaco è un bene o è un costo?»

«Ora si parla di inserire nella legge di bilancio un cambio dei tetti di spesa riducendo quello territoriale portandolo dal 7,96 al 7,30% e aumentando l’ospedaliero al 7,55%. Un’alchimia matematica: Il totale rimane identico. Oggi, dati Aifa, la farmaceutica assorbe il 16,7% e non quel 14,83% preventivato e che rimarrebbe identico nella legge di bilancio. I fondi per la farmaceutica sono ampiamente insufficienti. Non si può fare il gioco delle tre carte. Bisogna decidere se il farmaco è un bene o è un costo. Le politiche di centralizzare la innovazione in ospedale anche per le malattie croniche degenerative non sta pagando ne’ in termini economici ne’ in termini sociali. La farmacia territoriale può e deve giocare il suo ruolo attivo anche monitorando efficacemente la spesa. Pensiamo ai vantaggi di un controllo dell’aderenza terapeutica e ad una sanità focalizzata di più sulla prevenzione oltre che sulla terapia. Pensiamo ad una vera Farmacia dei servizi. Ma la farmacia non va mortificata e deve essere messa in condizione di operare anche grazie ad una seria politica di bilancio».

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