Un’analisi condotta da diversi ricercatori, dal titolo “Out-of-pocket pharmaceutical expenditure and potential misuse of public resources – analysis in the Italian context”, pubblicata su Cost effectiveness and resource allocation, ha riscontrato significative disparità geografiche nelle modalità di acquisto dei farmaci e nell’applicazione delle Note Aifa in Italia. Lo studio, basato sui dati del Rapporto Osmed 2022 e su flussi amministrativi gestiti da Iqvia, ha osservato i top 30 principi attivi per impatto sulla spesa, evidenziando come le regioni meridionali registrino una maggiore spesa out-of-pocket, correlata a redditi più bassi e a fattori culturali che influenzano la preferenza per i medicinali brandati rispetto agli equivalenti.

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I ricercatori del team

La ricerca è stata coordinata da Cataldo Procacci, responsabile del Dipartimento Farmaceutico dell’Agenzia Sanitaria Bat, con il contributo di Leonarda Maurmo e Grazia Dicuonzo, ricercatrici presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Hanno partecipato Federico Ruta dell’Agenzia Sanitaria Bat, Vincenzo Signoretta del Servizio Assistenza Farmaceutica dell’Ausl Imola, e Cosimo Gennari, esperto in strategia e operazioni per i servizi supplementari presso Iqvia a Milano. Il team include inoltre Vincenzo Dicuonzo della Catholic University Our Lady of Good Counsel di Tirana (Albania), Donato Suma, dirigente del Dipartimento Farmaceutico dell’Agenzia Sanitaria Bat, e Mariarosaria D’Ambrosio, farmacista libera professionista in Italia.

Regionalismo e dinamiche di spesa: il divario Nord-Sud

I risultati hanno mostrato un’eterogeneità nell’approccio alla spesa farmaceutica, con Campania, Calabria e Sicilia in cima alla classifica per compartecipazione privata – oltre 25 euro pro capite –, contro i 12-13 euro delle Province autonome di Trento e Bolzano. Tale discrepanza è legata non solo al Pil pro capite, ma anche a politiche regionali e a una minore propensione all’uso di generici. L’indagine rileva inoltre che il 73,1% della spesa out-of-pocket deriva dal pagamento della differenza tra il prezzo di riferimento del Ssn e quello del farmaco scelto, spesso brandato. Meccanismo che – come rilevato dai ricercatori –, sebbene sia mirato a contenere i costi pubblici, rischia di aggravare le disuguaglianze in contesti socioeconomici fragili.

Note Aifa e appropriatezza prescrittiva: criticità e opportunità

Lo studio ha esaminato l’uso delle Note Aifa, strumenti regolatori che definiscono i criteri di rimborsabilità dei farmaci dal Ssn. È emerso l’impiego disomogeneo a livello territoriale: al Sud si registra un maggior ricorso a Note come la 66 (Fans), la 87 (ossibutinina) e la 96 (colecalciferolo), spesso associate a prescrizioni non in linea con le indicazioni terapeutiche approvate. Il fenomeno, unito alla privatizzazione di farmaci di classe A, indica un possibile uso inappropriato delle risorse pubbliche. La ricerca ha suggerito che l’adozione di protocolli uniformi e campagne informative potrebbe ottimizzare l’allocazione dei fondi, riducendo gli sprechi e garantendo un accesso equo alle terapie.

Implicazioni per le politiche sanitarie e la governance nazionale

I dati hanno sollevato interrogativi sulla sostenibilità del sistema sanitario in un contesto di invecchiamento della popolazione e di pressione sulle risorse pubbliche. Secondo i ricercatori, infatti, l’aumento della spesa out-of-pocket riflette limiti strutturali del Ssn a cui si aggiungono le dinamiche culturali che privilegiano i farmaci originators. Per contrastare le disparità, dunque, per gli studiosi sono necessari interventi integrati: dal potenziamento della medicina territoriale alla promozione di una cultura dell’appropriatezza prescrittiva. L’attuazione del Pnrr, con il focus sulla digitalizzazione e sul riordino delle cure primarie, è un’opportunità per riequilibrare i divari regionali, a patto che sia accompagnata da un monitoraggio rigoroso degli obiettivi nazionali e da un dialogo costante con gli stakeholder del settore.

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