L’esperienza vissuta con l’arrivo della pandemia da Covid-19 ha portato tutto il sistema sanitario a formulare profonde riflessioni su come far tesoro di quanto appreso in questa emergenza globale. Con un focus specifico sulla farmacia di comunità il Pharmaceutical group of European Union (Pgeu) ha pubblicato un documento intitolato “Farmacisti di comunità a supporto dei sistemi di assistenza sanitaria. Lezioni apprese dalla crisi da Covid-19”. Si legge nel testo che «la pandemia dovrebbe essere vista come un campanello e un’opportunità per migliorare la preparazione e la risposta dei sistemi sanitari alle sfide attuali e future». Esaminando quanto emerso dalla pandemia, secondo il Pgeu occorre «massimizzare i benefici che la farmacia di comunità può offrire a pazienti e sistemi sanitari, inserendo e supportando sistematicamente servizi sostenibili». Un altro punto chiave su cui il Pgeu insiste è la necessità di sostenere il farmacista territoriale come fonte attendibile di informazione sanitaria, implementando sistemi digitali di assistenza sicuri, ma mantenendo il prezioso legame personale di questi professionisti con i loro pazienti. Terza priorità su cui lavorare è poi, nella vision del Gruppo, la ricerca di strategie per ridurre la carenza di medicinali, facendo in modo che tale disagio gravi il meno possibile su pazienti e operatori sanitari.

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Migliorare i quadri normativi e adeguare la remunerazione

Analizzando i possibili sviluppi dei servizi sanitari, il Pgeu auspica la definizione di nuovi modelli di erogazione delle cure che coinvolgano un team multiprofessionale di sanitari i quali possano operare senza soluzione di continuità, curando il paziente quanto più possibile vicino alla propria abitazione. Ma perché i servizi in farmacia possano funzionare occorre, secondo il Pgeu, anche stabilire quadri normativi adeguati e una remunerazione che rispecchi l’effettivo contributo apportato alla comunità dai farmacisti, che con il loro lavoro possono sgravare altri ambiti dell’assistenza sanitaria. Il Pgeu dichiara che «i farmacisti di comunità forniscono servizi di assistenza ai pazienti in tutte le fasi del percorso farmacologico. Ciò comporta la valutazione delle esigenze di un paziente come l’avvio di nuove terapie, l’adeguamento o l’interruzione del trattamento previa consultazione con il medico prescrittore, il supporto nella gestione delle condizioni croniche e la supervisione dell’efficacia e della sicurezza dell’automedicazione. Sempre più spesso, inoltre, i farmacisti forniscono anche un’ampia gamma di servizi sanitari pubblici come screening, vaccinazioni e assistenza per smettere di fumare».

Prevenire le carenze di farmaci e incrementare la digital health

Trovare valide strategie per prevenire le carenze di medicinali è un ambito in cui il Pgeu è da sempre molto attivo. Come sottolinea nel documento sulle lezioni apprese dalla pandemia, il problema in fase d’emergenza si è notevolmente acuito. Tra i possibili ambiti d’intervento il Pgeu identifica l’ampliamento del raggio d’azione della farmacia in modo che i farmacisti possano avvalersi delle proprie competenze per gestire al meglio la cura del paziente e garantire la continuità del trattamento; coinvolgere strutturalmente le organizzazioni farmaceutiche nelle strategie relative al monitoraggio, prevenzione e gestione delle carenze e garantire maggiore trasparenza e tempestività della comunicazione di queste ultime alle parti interessate. In questa situazione e in quelle sopra descritte, un contributo importante è dato dalla digitalizzazione in ambito sanitario e farmaceutico, per cui il Pgeu auspica che gli operatori sanitari siano dotati di strumenti sempre più avanzati e di competenze adeguate per sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie in tutti i servizi legati alla digital health.

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