Come accaduto per altre tematiche attinenti al mondo sanitario, la trasmissione Striscia la notizia si è occupata, nella puntata del 31 ottobre 2019, di un caso riguardante le ricette elettroniche veterinarie a pagamento. Nel dettaglio, il servizio racconta che, sulla base di quanto segnalato, diversi medici veterinari chiederebbero «dai cinque ai dieci euro per una ricetta veterinaria elettronica che dovrebbe essere gratuita». Nelle immagini si vedono più studi veterinari all’interno dei quali viene esplicitata la richiesta di un importo per l’emissione di una ricetta dem veterinaria, all’indirizzo di un paziente impersonato da un autore di Striscia con telecamera nascosta. Nel servizio viene poi intervistato Silvio Borrello, della Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari in seno al ministero della Salute, il quale dichiara che «se il veterinario non si faceva pagare prima non deve farsi pagare nemmeno ora».

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A poche ore di messa in onda del servizio, tuttavia, non si lascia attendere la replica dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi). Attraverso un comunicato pubblicato sulle pagine ufficiali, la sigla chiede l’immediata rettifica di Mediaset di quanto evidenziato nel servizio mandato in onda. Secondo l’Anmvi, infatti, «il titolo è gravemente lesivo della reputazione dei medici veterinari e non corrisponde ai contenuti del servizio, durante il quale non è emerso alcun illecito». Per questo motivo, l’Associazione chiede «di correggere la pagina web di striscia, dove si legge che “Jimmy Ghione ha scoperto che diversi veterinari a Roma emettono ricette elettroniche a pagamento anche se queste dovrebbero essere gratuite”. Una frase che – conclude la sigla – non corrisponde al vero e nemmeno ai contenuti della puntata».

Alla posizione dell’Anmvi segue una nota del Sindacato veterinari liberi professionisti (Sivelp). La sigla evidenzia in proposito che «la trasmissione di Striscia la notizia “ricette bestiali” e l’intervento del Direttore generale della sanità animale Silvio Borrello in merito al costo della ricetta elettronica che non rappresenta un costo aggiuntivo per il medico veterinario è dal Sivelp ritenuta un affermazione che offende la libera professione del medico veterinario». In aggiunta, il Sivelp sottolinea che «pareri su temi fiscali e tributari dovrebbero essere richiesti al ministero dell’Economia e delle Finanze e a questo proposito l’opinione del Dott. Silvio Borrello sui costi della Rev andrebbe considerata solo come una sua libera interpretazione».

Infine, alle precedenti si associa la replica della Federazione nazionale ordini veterinari italiani (Fnovi), secondo cui «la prescrizione (ricetta) è un atto medico e come tale deve essere remunerata: al professionista sta la decisione se e come tale prestazione debba essere compensata». Essa «deve risultare riferita ad un cliente identificato (Codice Fiscale) e registrato nell’elenco clienti, ed al suo animale». Inoltre, è «lapalissiana la conseguenza che ad ogni cliente registrato corrisponda almeno un documento fiscale, che dimostri l’esistenza di un rapporto professionale». Infine, una frecciata destinata ai proprietari di animali, e probabilmente di riflesso anche ai farmacisti: «Dall’introduzione della Ricetta elettronica veterinaria i medici veterinari liberi professionisti e le strutture medico-veterinarie rilevano un incremento esponenziale di richieste di prescrizioni di ogni genere di farmaco (con obbligo di ricetta): ci si deve quindi piuttosto domandare come facevano i proprietari di animali a procurarsi i farmaci prima del 16 aprile (data di entrata in vigore della Ricetta elettronica veterinaria)».

È utile evidenziare che non è la prima volta che la questione delle ricette elettroniche veterinarie a pagamento viene portata alla luce. Lo scorso maggio, a pochi giorni dall’avvio della ricetta elettronica veterinaria, Federfarma aveva segnalato a Fnovi e Anmvi la problematica di presunti costi applicati alle prescrizioni. Il sindacato dei titolari aveva riferito delle lamentele dei clienti delle farmacie «rispetto alla richiesta di far pagare loro la redazione della ricetta elettronica». Fnovi e Anmvi avevano al tempo ribattuto che «il compenso economico delle prestazioni professionali è sempre determinato dal professionista con il cliente e deve essere commisurato alla difficoltà, alla complessità, alla qualità delle prestazioni, alle competenze e all’impegno richiesti e ai mezzi impiegati, garantendo la qualità e la sicurezza della prestazione».

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