Come riportato da FarmaciaVirtuale.it ai propri lettori, in una nota del 10 maggio 2019, Federfarma aveva inviato una nota alla Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del ministero della Salute, evidenziando alcune perplessità legate all’implementazione della ricetta elettronica veterinaria. La prima di carattere tecnico, legata alla presenza nei database dei medici veterinari di codici Aic relativi a farmaci non in commercio «che costringono le farmacie ad una difficile attività di sostituzione». Quindi, l’assenza di una maschera web opportunamente predisposta con riferimento alla gestione delle ricette prescritte su carta dal veterinario in caso di urgenza. Infine, una nota relativa alla problematica – già affrontata dallo stesso dicastero – riferita alle lamentele dei clienti delle farmacie «rispetto alla richiesta di far pagare loro la redazione della ricetta elettronica».

[Se non vuoi perdere tutte le novità iscriviti gratis alla newsletter di FarmaciaVirtuale.it. Arriva nella tua casella email alle 7 del mattino. Apri questo link]

Quest’ultima ha probabilmente toccato un punto dolente, tanto da aver suscitato la reazione di diverse sigle sindacali del mondo della veterinaria. La Federazione nazionale ordini veterinari italiani (Fnovi), infatti, ha inviato una nota a Federfarma sottolineando che «è intervenuta ribadendo che il compenso economico delle prestazioni professionali è sempre determinato dal professionista con il cliente e deve essere commisurato alla difficoltà, alla complessità, alla qualità delle prestazioni, alle competenze e all’impegno richiesti e ai mezzi impiegati, garantendo la qualità e la sicurezza della prestazione». Per questo motivo, «nel rispetto dei ruoli delle nostre professioni non possiamo non evidenziare l’inopportunità dei contenuti della nota in oggetto soprattutto quando leggiamo che il fine della nota ministeriale sarebbe quello di scoraggiare eventuali abusi perpetuati con il pretesto del nuovo contesto regolatorio».

Anche l’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) chiede al ministero di «correggere inopportuni travisamenti della nota Dgsaf del 3 maggio a proposito del costo della Rev». Ciò sottolineando che «il medico veterinario non è obbligato né alla gratuità né ad alcuna tariffa fissa per l’emissione della ricetta elettronica (Rev). Il veterinario decide l’onorario con il proprio cliente come da Legge e Deontologia. Imporre la gratuità sarebbe contra legem, così come lo è dare indicazioni tariffarie, come si è letto su alcuni media nazionali». Inoltre, si legge nella nota di Anmvi, «la gratuità e la proporzionalità del compenso professionale, restano disciplinate dai precetti normativi e deontologici che orientano gli onorari delle prestazioni libero professionali dal 2006. Le leggi sulla concorrenza affidano al rapporto fra il medico veterinario e il suo cliente la libera determinazione del quantum per le tutte le prestazioni veterinarie, inclusa la prescrizione dei medicinali destinati agli animali in cura, in quanto atto medico veterinario». Per questo motivo, Anmvi ha chiesto al ministero della Salute e a Federfarma «di ribadire il corretto quadro giuridico della prestazione di prescrizione veterinaria, a tutto beneficio della corretta informazione al cittadino e del paziente animale in terapia».

© Riproduzione riservata

Non perdere gli aggiornamenti sul mondo della farmacia

Riceverai le novità sui principali fatti di attualità.

Puoi annullare l'iscrizione con un click. Non condivideremo mai il tuo indirizzo email con terzi.