rapporto osmedIl Rapporto Osmed (Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali) dell’Agenzia italiana del farmaco sull’uso dei farmaci in Italia nei primi nove mesi dell’anno scorso presentato recentemente, come abbiamo già avuto modo di sottolineare in un precedente articolo (si legga qui), ha fotografato un lieve aumento nel consumo di farmaci e un’ulteriore crescita nella spesa sostenuta dai cittadini per ogni compartecipazione a loro carico. FarmaciaVirtuale pubblica di seguito un intervento del professor Carlo Ranaudo a commento del quadro emerso.

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Si impone un cambio di rotta in farmacia, il Rapporto Aifa sulla spesa gennaio-settembre 2014 è chiarissimo; la farmaceutica convenzionata continua con il profondo rosso -3,3% sull’anno precedente. Negli ultimi 5 anni il prezzo medio dei farmaci erogati dal Ssn in farmacia è diminuito del 23,5%. Un trend ormai stabilizzato difficile o forse impossibile da invertire. La farmaceutica territoriale con l’11,06 di incidenza sul Fondo sanitario nazionale rimane sotto il tetto programmato dell’11,35%, ma l’ospedale si sta mangiano tutti i risparmi della territoriale. Nessuna Regione a eccezione di Trento e Aosta rientra nel tetto programmato del 3,5%; si va dal 5,7% della Puglia e il 5,5% della Toscana a un 3,9 % della Lombardia. Forse sarebbe più logico parlare di tetto di spesa globale. In questo caso rispettano il tetto del 14,85 Lombardia,Veneto, Emilia, oltre a Trento, Bolzano e Aosta. Il primato è della Sardegna con uno sforamento di oltre 4 punti, visto che si attesta al 19%, seguita da vicino dalla Puglia (18,4%) e appaiate Lazio e Campania con un 16,9%.

Ma non solo questo ci dice il rapporto Aifa. Il cittadino paga sempre di più: 1,1 miliardi di euro tra ticket e soprattutto compartecipazione alla spesa per acquisto di farmaci genericati. E infatti oltre 700 milioni di euro si pagano per ottenere qualcosa che si potrebbe avere a un costo più basso. Disinformazione, pregiudizi, esperienze negative verso packaging di fortuna. Una farmacia che rimane ancorata al Ssn. Difficile pensarlo e soprattutto difficile sostenerla. Non sarà una improbabile nuova remunerazione a rinvigorire la farmacia italiana. E allora: la farmacia dei servizi, ma non solo. La consulenza verso una medicina di iniziativa che predilige un concetto di prevenzione, soprattutto in ambito metabolico. Un riappropriarsi di aree cedute troppo facilmente alle catene o alla grande distribuzione, in cui vale la logica del prezzo e la consulenza, vero fattore determinante e differenziante, è totalmente assente. Parliamo di alimentazione integrativa, di cosmetica non solo estetica, di supporto al paziente celiaco o intollerante. Parliamo cioè di un farmacista che sappia intercettare i bisogni di salute e di benessere che nonostante tutto la popolazione richiede. Che non aspetti passivamente una ricetta, prima cartacea e oggi sempre più virtuale, in relazione a cui il suo unico obiettivo è rispettare una procedura.

Il farmacista può e deve trovare al suo interno la svolta investendo in formazione in specializzazione, in marketing e in gestione. Ma attenzione: tutti devono fare la loro parte, a cominciare dall’Università, ancora troppo legata ai vecchi schemi, ai modelli, alla vecchia farmacia. Non possiamo preparare i nostri giovani a un mondo che non c’è più perché è difficile modificare un programma ministeriale. La Farmacia 2.0 deve partire dalle aule della formazione altrimenti non ci sarà futuro. Non c’è più tempo né per alibi né per conservatorismi.

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