Conad non si ferma qui, non si arrende e non disperde il lavoro fatto con la propria campagna “Liberalizziamoci”. L’approvazione della legge sulla Concorrenza non sembra aver scoraggiato l’amministratore delegato della catena della grande distribuzione, Francesco Pugliese, che anzi rilancia e torna a sottolineare l’importanza di riforme nella vendita dei farmaci. Il manager spiega a FarmaciaVirtuale.it la strategia che adotterà alla luce delle recenti novità legislative.
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Il Ddl Concorrenza è ormai legge e non sono state approvate le norme che avrebbero liberalizzato la vendita della fascia C. Avete in mente nuove iniziative per continuare la battaglia, o al contrario a questo punto non insisterete più?
Non abbiamo alcuna intenzione di venire meno all’impegno che ci siamo assunti con i 170 mila cittadini che hanno scelto, in piena libertà, di sostenere la nostra campagna “Liberalizziamoci”, firmando la petizione. Petizione che è stata annunciata alla Camera e al Senato alla fine di giugno e che è stata assegnata, rispettivamente, alla e commissioni Affari sociali e Igiene e Sanità, competenti per materia. A seguito della consegna delle firme abbiamo richiesto un’audizione per illustrare il senso e l’obiettivo della petizione che abbiamo promosso. Il nostro impegno non è affatto terminato. Cresce il fronte degli scontenti che ha già espresso preoccupazioni per la legge. Il presidente della commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti, l’ha definita “uno strumento che favorisce grandi aziende come Big Pharma”. Siamo convinti che sia stato fatto l’interesse delle lobby a discapito dei cittadini e delle piccole imprese.
La campagna, dunque, proseguirà. Ma in che modo, concretamente?
Porteremo avanti la campagna “Liberalizziamoci” rafforzando le alleanze in atto e costruendone di nuove per esercitare pressioni in vista del prossimo Ddl. Faremo, soprattutto, una forte azione di lobbying finalizzata a richiedere che almeno alcuni farmaci di fascia C possano essere venduti al di fuori della farmacie, così come accade con Sop e Otc che hanno procurato convenienza ai cittadini senza il tanto temuto, dai farmacisti, incremento delle vendite. L’auspicio è che il prossimo ddl non subisca le lungaggini burocratiche di quello appena liberato dopo 894 giorni di rinvii, discussioni, balbettii, inconcludenze, rimpalli tra le commissioni di Camera e Senato… E che il governo che subentrerà a quello attuale sappia rendere più moderno il Paese, passando sopra alle prerogative di quei pochi personaggi, i farmacisti, che vorrebbero invece fossero date per acquisite come un diritto.
La strategia dei vostri punti vendita cambierà?
Sì, non potendo contare su quello che avrebbe rappresentato un importante aiuto in termini di business. Ma pensare che Conad faccia business con le proprie parafarmacie fa sorridere. Nel 2016 i clienti delle nostre parafarmacie hanno acquistato farmaci per circa 20 milioni di euro. Il giro d’affari del nostro gruppo ammonta a 12,4 miliardi di euro: stiamo parlando dello 0,000 per cento… le pare sensato che qualcuno sostenga che temiamo di dover rinunciare a un importante fetta del nostro business? Le sembra plausibile? O non sarebbe meglio chiedersi cosa un gruppo della moderna distribuzione qual è Conad stia facendo per dare un servizio ai cittadini? Un servizio, per di più, che ha saputo rendere conveniente, aiutando in concreto tante persone – circa 4,6 milioni di italiani – che non possono spendere per curarsi più di 123 euro all’anno (76,6 dei quali per i farmaci) a fronte dei 682 euro (di cui 268,80 per i farmaci) di quanti possono invece permetterselo, secondo i dati relativi al 2016 della Fondazione Banco Farmaceutico. Nell’ultimo rapporto Pit Salute di Cittadinanzattiva, inoltre, il 20% delle segnalazioni proveniva da cittadini che lamentavano di spendere troppo per i medicinali. Nelle parafarmacie Conad i consumatori possono oggi acquistare farmaci di automedicazione spendendo in media il 20% in meno rispetto al prezzo che pagherebbero in farmacia. È solo una piccola conquista, ma è stata resa possibile dalla liberalizzazione della categoria, e potrebbe estendersi a tutti i medicinali a carico del cittadino se non ci fosse questa opposizione ottusa e ostinata da parte delle farmacie private. Curarsi non è un lusso: ancor meno dovrebbe esserlo in un Paese come il nostro, che si dice civile.
Cosa rimprovera ai farmacisti in questa vicenda?
Presi dall’impegno di contrastare Conad, i farmacisti hanno perso di vista il nuovo che è invece destinato, questo sì, a cambiare in modo radicale il volto della loro attività. L’ingresso delle società di capitale all’interno delle farmacie private, anche se in misura idonea a non alterare il mercato, e quindi la nascita di grandi catene. Una novità che si prospetta di ben altra portata rispetto al paventato “pericolo” della gdo nella dispensazione del farmaco. La nostra strategia punta ora a richiedere il delisting di alcuni farmaci dalla fascia C con ricetta medica a farmaci da banco (Sop/Otc). Fermo restando che alcuni farmaci non potranno che continuare ad essere venduti in farmacia: i medicinali stupefacenti, gli iniettabili, i medicinali del sistema endocrino e tutti quelli per i quali è previsto il più rigoroso regime di vendita dietro presentazione di ricetta non ripetibile. Federfarma continua a parlare di “fallimentare esperienza delle parafarmacie” e sostiene che vada “rimossa l’incongruenza del farmacista senza farmacia”. È una logica contro cui Conad si batte per garantire un servizio di dispensazione dei farmaci che sia conveniente per i cittadini e non per alimentare i privilegi dei titolari di farmacia. E per dare posto di lavoro a tanti giovani farmacisti, laureati e iscritti all’Albo, che non hanno accesso alla professione in un sistema in cui la si può esercitare solo se la si eredita in famiglia.
Cosa pensa dell’ipotesi di inserire nel Ddl Lorenzin un emendamento per riassorbire i farmacisti delle parafarmacie negli organici delle farmacie?
È un’ipotesi che non solo non risolverebbe la questione dei privilegi dei farmacisti titolari ma, cosa ancora più grave, non affronta il nodo centrale della questione: i cittadini chiedono che vengano loro garantiti prezzi più equi sui medicinali attraverso l’allargamento dell’offerta distributiva e l’ingresso di nuovi attori sul mercato. Innescando, in altre parole, le dinamiche concorrenziali che consentono di ottenere quei benefici pro-welfare di cui tanto si è parlato.
Cosa propone lei, perciò?
Le questioni da mettere sul tavolo sono due: la possibilità di dare migliori sbocchi professionali ai farmacisti che non hanno il privilegio di poter ereditare una farmacia, e garantire ai cittadini l’accesso ai medicinali a costi più accessibili. Bisogna partire da qui, mettendo al centro le persone e i loro bisogni, anziché le lobby e i loro interessi.
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