Nato alla fine del 2019 e decollato nonostante la pandemia, il Consorzio farmacisti italiani (Cfi) è stato fondato da nove professionisti con l’obiettivo di formulare, produrre e commercializzare integratori e altri prodotti con un marchio proprio. «Non è stato semplice aggregarsi solo tra farmacisti indipendenti, senza avere alle spalle un grossista o una catena – spiega Alice Diena, tra i fondatori del Cfi -. Il gruppo originario ha seguito uno stesso percorso e ha vissuto diversi momenti di confronto sulla professione. Alla fine del 2019 è nata l’idea di associarci e collaborare sotto forma di consorzio, che riteniamo la modalità di aggregazione più partecipativa. Lo scopo del progetto è creare prodotti incomparabili, in varie categorie come gli integratori alto rotanti, ma non solo, migliorandone la formula in modo da renderli più fidelizzanti per il cliente e diversi da quelli della concorrenza, sempre più spesso venduti attraverso il canale online».

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Il bilancio nei mesi della pandemia

Pur nascendo in un momento complesso, il Consorzio farmacisti italiani ha già registrato un bilancio positivo: «Con prodotti nostri – afferma Alice Diena – possiamo fare la differenza. Nonostante la nascita in un periodo critico come quello della pandemia, siamo riusciti a mettere a listino venti prodotti e ampliare il numero dei consorziati, che dai 9 originari sono diventati 24. A giugno 2021 siamo riusciti a fare un’assemblea di gruppo a Bologna, ospitati dallo studio Guandalini e Trombetta, specializzato in consulenza alle farmacie, da cui siamo seguiti. Abbiamo chiuso l’ultimo bilancio in positivo e ci siamo affidati a un grossista per la parte logistica, in modo da raggiungere tutte le nostre farmacie che vanno da Brescia alla Sicilia».

Miglioramento di marginalità e taglio dei costi

Nella progettazione dei nuovi prodotti del Cfi viene coinvolta tutta l’assemblea, che valuta le nuove formule. Per la produzione il Consorzio collabora con diversi terzisti dislocati sul territorio nazionale perché vuole prodotti rigorosamente “Made in Italy”. «Abbiamo scoperto – racconta Diena a FarmaciaVirtuale.it – siti produttivi in Italia davvero fiorenti, un mercato che non credevamo tanto sviluppato nel nostro Paese. Visitiamo personalmente tutti gli impianti produttivi, realizzando lotti mediamente di 10-20mila pezzi, così da riuscire a mantenere prezzi al pubblico concorrenziali e ad avere margini interessanti. Dividiamo tra noi i costi produttivi, la grafica del packaging e tutto il resto, ma riusciamo comunque ad abbattere diversi oneri fissi. Per ora ci siamo orientati su integratori e prodotti alto rotanti, tra cui salini, colliri, vitamine B e tutti i prodotti invernali, e abbiamo messo in cantiere anche una linea cosmetica, molto snella e facile da vendere.

Ogni consorziato è proprietario del marchio

Lo statuto del Cfi prevede che i consorziati siano tutti proprietari del marchio. È prevista una sorta di esclusiva di zona: prima di introdurre un nuovo consorziato nelle vicinanze di un altro, quest’ultimo viene interpellato e può porre il veto. «Non siamo un’organizzazione a scopo di lucro – conclude Diena – ma ci autoalimentiamo per finanziare la formulazione di nuovi prodotti. Inoltre, non abbiamo un Cda stipendiato ma siamo tutti colleghi. Per quanto riguarda le politiche commerciali, lo statuto prevede un prezzo minimo stabilito, che può essere solo leggermente alzato e non è consentito fare promozioni. È previsto anche l’e-commerce, ma chi ha la farmacia online deve praticare un prezzo leggermente superiore al canale fisico».

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