Lo sviluppo dei servizi di vendita online di medicinali funziona ancora a macchia di leopardo in Europa. Ciò in quanto ciascun attore è chiamato a rispettare la normativa europea e, al contempo, quella della nazione di appartenenza. È per tale ragione che «esistono attitudini diverse in merito alla dispensazione di farmaci richiesti tramite Internet. In alcuni casi le autorità nazionali hanno appena cominciato a fornire i servizi per la vendita di farmaci non soggetti ad obbligo di prescrizione. Ma in altri i sistemi sono già avanzati e vengono utilizzati in modo quotidiano dai pazienti».

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A spiegarlo è la European Federation of Pharmacy Chains (Federazione europea delle catene di farmacie, Efpc), in un comunicato nel quale si specifica che l’organizzazione «non ha l’ambizione di incentivare o incoraggiare attivamente la dispensazione online di farmaci soggetti a prescrizione». Tuttavia, precisa l’associazione, «siamo coscienti del fatto che è altamente probabile che tale necessità da parte dei pazienti crescerà entro un breve periodo di tempo, tenuto conto del fatto che essi stanno cambiando le loro abitudini in termini di acquisti anche in altri settori».

E in quel caso, prosegue l’Efpc, «i legislatori dovranno implementare regole che che vadano incontro alle esigenze dei pazienti, rispettando una serie di principi». La prima raccomandazione indicata dalla federazione delle catene di farmacie riguarda la necessità di dar vita ad ampi dibattiti pubblici. In secondo luogo, «occorre far sì che venga garantito l’interesse primario del paziente e che le pratiche di spedizione siano sicure e corrette». L’Efpc si concentra quindi sulle prenotazioni: «Questo tipo di servizio consentirà di prenotare i medicinali soggetti a prescrizione medica via Internet. Il nostro suggerimento è di introdurre un sistema che consenta di verificare, da parte dell’operatore in farmacia, l’autenticità della ricetta stessa. Questa dovrà inoltre contenere il nome del medicinale e la posologia. Inoltre occorrerebbe lavorare sempre con dati anonimi e gli operatori non dovrebbero poter apportare alcuna modifica ad una ricetta elettronica».

Infine, la federazione suggerisce di introdurre un sistema di dispensazione a distanza di farmaci soltanto «due anni dopo l’implementazione di quello di prenotazione. Si tratta di un periodo di tempo sufficiente per le discussioni tra i professionisti e per la preparazione da parte dei legislatori». Ciò anche per evitare abusi come nel caso di «richieste che vengono veicolate ad un singolo farmacista».

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