Marco Cossolo ed Antonello Mirone, rispettivamente presidenti di Federfarma e Federfarma Servizi, replicano all’appello di Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, sulla mancata possibilità di partecipare ai tavoli governativi relativi al rinnovo della remunerazione. Ne da notizia l’house horgan di Federfarma, a cui i dirigenti affidano la loro replica. «Nei mesi scorsi – spiega Cossolo – abbiamo lavorato insieme ad Assofarm ottenendo la riapertura del Tavolo sulla remunerazione, che però non ha potuto proseguire i propri lavori in quanto sospeso a causa del cambiamento del quadro dirigenziale interno dell’AIFA». Cossolo non si dice preoccupato in merito al «confronto sulla remunerazione con Governo e Regioni», per il motivo che «sono loro i soggetti direttamente coinvolti sui quali gravano gli oneri economici».
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«Non credo sia interesse né del Governo né delle Regioni – aggiunge il dirigente – usare la modifica della remunerazione per affossare il servizio farmaceutico che è già in difficoltà come dimostrano le recenti chiusure di farmacie per fallimento. Nel non auspicabile caso contrario, è ovvio che la categoria è pronta a iniziative di protesta», ciò anche alla luce del fatto che «dal 2012 ad oggi la situazione economica delle farmacie è profondamente cambiata e quindi mantenere i parametri di riferimento del 2012 non avrebbe neanche reso possibile l’avvio della trattativa».
Sulla stessa linea l’intervento di Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, che, come riportato da Filodiretto, «sottolinea la necessità di ristrutturare il modello di remunerazione su nuove basi, non più sui parametri del 2012, ormai non più attuali e improponibili». «Come più volte segnalato in passato e di recente – spiega Mirone – è necessario rivedere urgentemente la remunerazione per la distribuzione intermedia che ha costi non più sostenibili con gli attuali margini di legge, afferma Mirone. Come società di farmacisti registriamo le difficoltà delle farmacie nostre associate che si confrontano ogni giorno con crescenti criticità economiche».
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