Ettore Novellino, docente dell’Università Cattolica di Roma e direttore onorario del Centro interdipartimentale di ricerca in farmacoeconomia e farmacoutilizzazione (Cirff), commenta l’attuale scenario della farmacia, mostrando quale sia, a suo avviso, la strada da intraprendere affinché il canale riconquisti le quote di mercato perse negli ultimi anni. «In un momento storico come questo – afferma Novellino -, in cui la farmacia guadagna sempre meno dai farmaci erogati in convenzione, se si riducono ulteriormente le quote di ciò che non rientra nella Classe A resta ben poco e viene minacciata la stessa sostenibilità economica e finanziaria dell’attività, specie per le farmacie situate nei piccoli paesi». La soluzione per uscire da questa situazione, secondo il docente, passa attraverso un ripensamento del concetto di farmaco allargandolo anche ai prodotti come gli integratori alimentari ed analoghi. Se questi ultimi, infatti, sono in grado di assicurare una elevata qualità e un’efficacia paragonabile a quella dei farmaci, essi non sarebbero più comuni integratori, come quelli venduti in altri canali al di fuori della farmacia, ma diventerebbero veri e propri “farmaci per le persone sane”, nel senso che con le loro caratteristiche sarebbero in grado di assicurare il mantenimento di uno stato ottimale di benessere metabolico e di “bell’essere”, nonostante il tempo che passa, ed il tutto gestito e garantito dal farmacista.
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Ripensare il sistema salute
Secondo Novellino «attualmente va ripensato il concetto e il sistema salute e vanno riconquistati nuovi spazi terapeutici per il farmaco, allargando il concetto classico che abbiamo di esso, non più solo atto a curare le malattie, ma mezzo terapeutico capace di far guadagnare in benessere metabolico e bell’essere». Come spiega, «riuscire a far considerare gli integratori ed altri rimedi alla pari di farmaci che permettono di conservare lo stato di salute, consentirebbe di riportare in farmacia, sotto la diretta gestione del farmacista, categorie di prodotti, attualmente commercializzate soprattutto in altri canali, senza alcuna garanzia per il consumatore. Tutto ciò è possible se la farmacia opera la scelta di offrire prodotti che possano garantire la stessa qualità ed efficacia dei farmaci, in seguito a un processo scrupoloso di ricerca e validazione».
Mantenimento del benessere metabolico
«Dobbiamo difendere il farmaco – evidenzia Novellino -, come oggetto non solo in grado di curare le malattie, ma capace di assicurare anche il mantenimento del benessere metabolico e dello stato di salute nel modo più esteso possible, secondo quanto oggi richiesto dall’attuale società. La parola “farmaco” fa scattare automaticamente nella mente delle persone il sillogismo che esso si trova solamente in farmacia e il farmacista ne è il dispensatore unico, per legge autorizzato a fare ciò. D’ora in poi, in farmacia devono essere presenti farmaci per le persone ammalate e “farmaci” per le persone sane, cioè quelli che servono a ritardare l’ingresso in malattia e a farci rimanere in uno stato di benessere metabolico e “bellessere fisico, quanto più a lungo possibile”». Se passa questo concetto – evidenzia Novellino -, «il farmacista non toglierà niente a nessuno, ma riaggiornerebbe solo gli strumenti della sua professione al nuovo concetto di salute, operando una etica evoluzione professionale. Se chiamassimo “farmaci per i sani” tutti quegli integratori e rimedi caratterizzati da elevati requisiti di sicurezza d’uso ed efficacia, operazione che il farmacista già oggi è In grado di fare facendo prevalere nella selezione degli stessi le sue conoscenze scientifiche, piuttosto che gli aspetti commerciali, riusciremmo a trasferire in farmacia una larga e significativa quota di mercato di cui oggi non si dispone».
I nuovi bisogni primari della longevità
La longevità ha portato nel campo della salute a nuovi bisogni primari, motivo per cui la promozione di farmaci per il benessere è più che mai attuale in quanto, secondo Novellino, «l’allungamento della vita permette di ripensare e porre in primo piano la cura di sé in modo da poter migliorare il benessere degli anni aggiunti alla vita che tutti vorrebbero vivere in buona salute». Per questo motivo «dobbiamo rivedere il concetto di salute – prosegue – in modo attualizzato, senza più considerarla solo come l’assenza o il controllo delle patologie, ma come la necessità e volontà di mantenere lo stato di benessere metabolico e di “bell’essere” quanto più a lungo possibile in quanto oggi viviamo mediamente 20-25 anni in più rispetto a 60 anni fa, quando la vita media era di 65 anni. Nessuno poteva immaginare che in soli 60 anni la vita media si sarebbe allungata fino agli 85 anni e con un trend in continua crescita».
Discostare orologio anagrafico da quello biologico
In quest’ottica, «la necessità di discostare l’orologio anagrafico da quello biologico diventa un desiderio comune e l’uso di farmaci per mantenere lo stato ottimale di salute diventa un bisogno primario. È necessario, pertanto, trasferire questo concetto al pubblico e far sì che, come sempre è stato, la farmacia torni ad essere il luogo dove si “acquista salute” nella più ampia eccezione ed il farmacista continui ad essere il garante della qualità ed efficacia dei farmaci, anche di quelli per le persone sane. Fatto questo ci riapproprieremo e creeremo uno spazio tutto nostro che è, non solo professionale, ma anche uno spazio remunerativo».
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