«La pillola del giorno dopo è un aborto nascosto». Così Marina Casini, professore aggregato di Bioetica, spiega sul notiziario della Rete Globale Cattolica Aleteia.org il proprio punto di vista su Norlevo, Levonelle ed EllaOne. «La chiamano – scrive la docente – contraccezione di “emergenza” o “post-coitale”, si insiste sul suo carattere esclusivamente “antiovulatorio” (impedire o ritardare l’ovulazione in modo da evitare la fecondazione) e ne è indicata l’assunzione dopo un rapporto sessuale “non protetto” o “non adeguatamente protetto”, avvenuto in un periodo fertile. L’idea prevalente è che si tratti di metodi contraccettivi di nuova generazione. Di conseguenza aborto, identità del concepito, obiezione di coscienza di medici e farmacisti non avrebbero nulla a che fare con queste pillole». Ciò, secondo Casini «non è affatto vero», poiché «non è vero che essi siano esclusivamente antiovulatori. Autorevoli studi e documenti di organismi importanti come il Comitato nazionale per la bioetica e l’Istituto superiore di Sanità dimostrano che l’effetto di questi preparati “antinidatorio”. Essi cioè impediscono che la parete interna dell’utero si renda ospitale per accogliere il piccolissimo figlio eventualmente generato». Di conseguenza, «nel dubbio teorico sugli effetti “antinidatori” della cosiddetta “contraccezione post-coitale”, i comportamenti pratici dovrebbero essere guidati dal principio di precauzione, tanto invocato in campo ecologico quando non vi è sicurezza della innocuità delle innovazioni. Anzi, questo principio dovrebbe essere seguito con maggior forza quando è in gioco la vita umana».
Come riportato ai propri lettori da FarmaciaVirtuale.it, una farmacista friulana è stata assolta per non aver dispensato la pillola dei 5 giorni dopo. Già in primo grado era arrivata una sentenza favorevole dal tribunale di Gorizia, alla fine del 2016. All’epoca, nella consulenza scientifica difensiva, il professor Bruno Mozzanega – docente della Clinica Ostetrica presso l’università di Padova, nonché membro del consiglio direttivo del Movimento per la vita – aveva richiamato «l’equivoco scientifico con cui si cerca di oscurare il potenziale abortivo delle pillole dei giorni dopo, nascondendone il loro effetto antinidatorio, con cui impediscono l’attecchimento del nuovo embrione sulla parete uterina». Tuttavia, il presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Trieste Marcello Milani ha spiegato al quotidiano La Repubblica che «l’assoluzione è dovuta non al fatto che il rifiuto fosse legittimo, ma alla possibilità che la donna che richiedeva il farmaco potesse trovarlo comunque altrove. Quello della farmacista non è infatti un comportamento ripetibile, né da altri né da lei stessa, evitando l’azione penale in caso di denuncia».
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