Martedì 9 aprile si terrà a Roma, presso piazza di Monte Citorio, la manifestazione “No Enpaf Obbligatorio”, promossa dal comitato “Farmacisti non titolari di farmacia” col fine di sensibilizzare l’opinione – del settore e non – sull’obbligatorietà della contribuzione dell’Enpaf. «60.000 farmacisti dipendenti e disoccupati sono stufi di pagare obbligatoriamente una doppia contribuzione», ciò «nel rispetto dell’articolo 53 della costituzione», secondo cui «noi tutti concorriamo alle spese pubbliche pagando l’Inps dalla nostra busta paga». È la posizione dei farmacisti che chiedono «a chi ci governa di mettere fine a questa grave ingiustizia che subiamo ormai da decenni», ovvero «l’obbligo di pagamento di una seconda contribuzione».

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I farmacisti aderenti all’iniziativa, come comunicato ai propri lettori da FarmaciaVirtuale.it, avevano spiegato che tra gli argomenti al centro della manifestazione vi era quello della modifica della legge del 1946, «che rende inscindibili iscrizione all’ordine professionale e iscrizione all’Enpaf e quindi rendere non obbligatoria l’iscrizione all’ente per chi possiede altra forma di contribuzione». Per l’occasione, avevano puntualizzato che «la manifestazione non ha nessun colore politico, siamo solo noi farmacisti non titolari a chiedere che venga fermata questa estorsione legalizzata». All’espressione del dissenso generalizzato proveniente dai farmacisti non titolari, si era aggiunto anche quello dei farmacisti titolari di farmacia, i quali, per portare avanti una serie di iniziative parallele, tra cui la modifica del regolamento Enpaf, avevano costituito un gruppo al fine di «rivedere punti divenuti essenziali per tutti gli iscritti: pensionati, collaboratori dipendenti e titolari di farmacia, proponendo, per una prima approvazione propositiva, tramite i presidenti degli Ordini provinciali, all’Assemblea annuale dell’Enpaf, quindi, ai Ministeri competenti, i punti essenziali, e ormai improcrastinabili per moltissimi iscritti, di modifica del regolamento dell’Enpaf, ovviamente riparametrando le contribuzioni su una base differente dall’attuale».

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