
Nello scorso mese di ottobre, secondo quanto riportato dal Corriere del Trentino, undici farmacisti della provincia di Trento erano stati denunciati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e al falso ideologico. I professionisti «avrebbero chiesto all’azienda sanitaria provinciale dei rimborsi relativi all’avvenuta consegna a pazienti di farmaci e presidi sanitari in realtà mai consegnati, bensì trattenuti e venduti in nero a terzi. In altri casi sarebbero stati riutilizzati fustelle e codici a barre recuperati da confezioni già vendute ad altri clienti, pazienti ai quali venivano chieste, a volte, autorizzazioni in bianco al ritiro dei presidi medici consegnandone, però, quantitativi inferiori e chiedendo invece il rimborso per l’intera quantità». Il loro avvocato ha tuttavia contestato le accuse, affermando come a suo avviso non ci sia stato «alcun comportamento illecito: siamo pronti a dimostrarlo nelle sedi opportune. I miei assistiti respingono le accuse di natura criminosa e sono pronti a difendersi nel corso del dibattimento. Come primo atto difensivo è stata depositata un’istanza di riesame».
I primi giorni di novembre invece i Carabinieri del Nucleo anti-sofisticazioni di Padova, nell’ambito della strategia di vigilanza sulla vendita di specialità medicinali ad uso umano e veterinario, avevano eseguito un controllo presso una parafarmacia e presso un studio medico della provincia euganea, sequestrando di 73 confezioni di farmaci.
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