«Per anni hanno raccontato una realtà che non esisteva, una “mistificazione” finalizzata a mantenere i privilegi. Ora, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) fa pulizia delle tante fake news distribuite a piene mani a pubblica opinione e politica». Si apre così la nota del Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf) in cui la sigla riaccende il dibattito sul ruolo delle parafarmacie in Italia. «La farmacia italiana – evidenzia il Mnlf – non è l’unico modello presente in Europa e nemmeno il migliore». Per questo motivo, si legge, «le parafaramacie non sono una “anomalia” italiana, ma sono presenti anche in altri Paesi UE. L’unica anomalia è che al contrario di altri Paesi in Italia si tutela il paziente con l’obbligo della presenza del farmacista. Questa è l’eccezione che i monopolisti italici vorrebbero cancellare eliminando tale obbligo».

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«Per Fofi e Federfarma – prosegue il Mnlf – le parafarmacie andrebbero cancellate e questo disegno viene perseguito con tutti i mezzi, anche raccontando realtà inesistenti e facendo credere che le parafarmacie sono in crisi quando i dati oggettivi affermano il contrario: crescita su tutti i parametri economici». Nel dettaglio, «14 Paesi UE su 25 non hanno pianta organica, in 5 Paesi su 25 vengono distribuiti farmaci anche nelle parafarmacie e in 15 anche attraverso altri canali oltre alle parafarmacie». È la fotografia dell’Ocse: «Il resto – conclude il Mnlf – è solo propaganda e menzogna».

La posizione del Mnlf converge con quella espressa alcuni giorni addietro dalla Federazione nazionale parafarmacie italiane (Fnpi) Davide Giuseppe Gullotta, presidente, aveva infatti evidenziato che nonostante le evidenze legate alle differenti piante organiche europee, «non sembra che in questi paesi il Ssn sia al collasso, che la distribuzione del farmaco sia inefficiente, che ci sia un disastro sociale, come alcuni hanno sempre paventato quando si parlava di ulteriori liberalizzazioni, vaticinando di disastri e tracollo del sistema in caso anche della sola liberalizzazione della fascia C (15% del mercato del farmaco)».

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