
La Fondazione Gimbe ha diffuso il 23 ottobre 2025 una valutazione indipendente sulle disposizioni in materia sanitaria contenute nel disegno di Legge di Bilancio per il 2026. Secondo l’analisi, il Fondo sanitario nazionale è destinato a raggiungere 143,1 miliardi di euro nel 2026, 144,1 miliardi nel 2027 e 145 miliardi nel 2028. Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha messo in luce l’aumento delle risorse per il 2026, pari a 6,6 miliardi, sebbene una parte rilevante dell’importo fosse già stata destinata da precedenti provvedimenti. Tuttavia, la percentuale del Prodotto interno lordo dedicata alla sanità, dopo un aumento marginale nel 2026, è prevista in diminuzione, fino a toccare il 5,9% nel 2028. Il Gimbe ha sottolineato come siano interventi frammentati, privi di una strategia organica per il rilancio di un Servizio sanitario nazionale in difficoltà.
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Risorse insufficienti e divario con le previsioni di spesa
Le risorse complessive stanziate dalla Manovra per il triennio ammontano a 7,7 miliardi, ripartiti in 2,4 miliardi per il 2026 e 2,65 miliardi per ciascuno degli anni 2027 e 2028. L’aumento in termini assoluti risulta sostanzialmente uniforme, senza segnali di un potenziamento progressivo del Fondo sanitario nazionale. Il Gimbe ha segnalato un divario tra le risorse assegnate e le previsioni di spesa sanitaria indicate dal Documento programmatico di finanza pubblica. Lo scarto, quantificato in 6,8 miliardi per il 2026, è destinato a gravare sui bilanci regionali, già caratterizzati da situazioni di deficit. Secondo il Gimbe, le Regioni potrebbero essere costrette a operare scelte di razionalizzazione dei servizi o a incrementare la pressione fiscale locale per far fronte al disavanzo.
Distribuzione frammentata dei fondi e criticità sul personale
L’articolo 63 del disegno di legge ha individuato le misure da finanziare, con una distribuzione delle risorse su una molteplicità di voci. Per quanto concerne il personale sanitario, è previsto un piano di assunzioni a decorrere dal 2026, con uno stanziamento di 1,35 miliardi per il triennio. Il presidente Cartabellotta ha osservato come la carenza di professionisti, in particolare infermieri, renda realistico il ricorso a reclutamenti dall’estero. Sono stati previsti incrementi dell’indennità di specificità per diverse categorie, sebbene gli importi siano considerati dal Gimbe di modesta entità e potenzialmente insufficienti a contrastare la fuoriuscita di professionisti dal settore pubblico. Ulteriori risorse sono destinate a interventi di prevenzione, al Piano nazionale per la Salute Mentale e all’adeguamento di alcune tariffe.
Comparto dei farmaci e delle farmacie
La Manovra 2026 interviene anche sul comparto dei farmaci e delle farmacie, con misure che, seppur finanziate, appaiono frammentarie e di portata limitata. Secondo quanto evidenziato dal Gimbe, oltre 900 milioni di euro del Fondo sanitario nazionale sono destinati a soggetti privati, tra cui specifiche voci per il settore. In particolare, sono stati stanziati 50 milioni di euro annui per la stabilizzazione della Farmacia dei servizi, modello che punta a potenziare il ruolo delle farmacie nell’erogazione di servizi sanitari territoriali. Tuttavia, l’analisi del Gimbe ha suggerito che si tratti di un intervento puntuale, privo di una strategia organica di rinnovamento del territorio.
Fondi per la rideterminazione dei tetti di spesa farmaceutica
Per quanto riguarda i medicinali, la Legge di Bilancio prevede 350 milioni di euro per la rideterminazione dei tetti di spesa farmaceutica, suddivisi in un +0,20% per gli acquisti diretti e un +0,05% per la spesa convenzionata. Per il Gimbe se da un lato l’incremento fornisce un margine di respiro per l’acquisto di farmaci innovativi e per far fronte all’aumento dei volumi, dall’altro rischia di essere insufficiente a colmare il divario tra le esigenze della popolazione e le risorse disponibili, soprattutto nel contesto di progressiva contrazione del Fsn in percentuale del Pil. Alle risorse si aggiungono 280 milioni di euro l’anno per l’aumento del tetto di spesa per i dispositivi medici. Misure che, secondo il Gimbe, pur essendo un riconoscimento delle pressioni esistenti, non sembrano sufficienti a garantire una risposta strutturale e di lungo periodo alle criticità del settore.
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