liberalizzazioni«I liberi farmacisti e i portatori di interessi della grande distribuzione insistono nel voler portare la ricetta medica fuori dalla farmacia, sbandierando argomentazioni strumentali prive di fondamento». L’accusa arriva da Federfarma, secondo la quale «chi invoca la deregulation dei farmaci con ricetta, sostiene che la liberalizzazione consentirebbe economie importanti, 500 milioni secondo alcune fonti o 600 secondo il Mnlf (che cita Altroconsumo)». Secondo l’associazione di categoria si tratta di «cifre sballate», e per dimostrarlo vengono citati i dati relativi alle liberalizzazioni di Bersani, che secondo le stime «avrebbe determinato ribassi medi dei prezzi del 20-25%», con un risparmio per le famiglie «di almeno 400 milioni di euro. I dati diffusi a febbraio dall’Aifa, però, dimostrano che le cose sono andate diversamente: nel 2008, infatti, gli italiani consumarono esattamente lo stesso numero di confezioni registrato nel 2006, spendendo sostanzialmente la stessa cifra».
«Quando la domanda del mercato – prosegue Federfarma – è anelastica (cioè non cresce al calare dei prezzi, come nel caso dei farmaci, che si acquistano se si sta male, non se sono più convenienti), il gioco di compensare i ribassi alzando i volumi si fa difficile, soprattutto in presenza di farmaci sottoposti a obbligo di ricetta medica. A fronte di risparmi inesistenti, i danni per i cittadini sarebbero invece certi e concreti. Infatti, essi non disporrebbero più di un servizio capillare sul territorio perché le farmacie farebbero la fine dei piccoli esercizi di vicinato che sono stati spazzati via dalla GDO. Quanto all’occupazione, il Mnlf semina numeri in libertà: l’uscita della fascia C con ricetta dalla farmacia farebbe spuntare 5.000 nuovi posti di lavoro, 3.000/3.500 nuove aziende e 700 milioni d’investimenti. Se, a detta degli stessi liberi farmacisti, la sola liberalizzazione dei farmaci Otc non è bastata a dare di che vivere a questi negozi, ci si chiede come potrebbe l’ulteriore liberalizzazione dei farmaci con ricetta sostenere l’apertura di altri 3.500 punti vendita».
A tali argomentazioni ha replicato lo stesso Mnlf, che ha spiegato che «i dati diffusi in questi giorni circa i vantaggi della liberalizzazione dei farmaci di fascia C sono tratti da studi accurati sulla realtà del mercato di distribuzione dei farmaci e sulla evoluzione ottenuta dalla precedente liberalizzazione dei farmaci d’automedicazione», mentre «i dati divulgati circa i risparmi dei cittadini a seguito della liberalizzazione dei farmaci con obbligo di ricetta pagati direttamente dai cittadini sono perfettamente sovrapponibili ad altra ricerca condotta da Altroconsumo». Per questo, il Movimento ritiene «che di strumentale ci siano solo i dati di Federfarma», che viene invitata «a rendere pubblici i propri studi sul reale numero di farmacie che sarebbero sull’orlo del fallimento e sulle motivazioni di questa situazione», nonché quelli relativi «al numero effettivo di farmacie che aprirebbero alla fine dell’iter concorsuale. Nel caso questi numeri per “pudore” non potessero essere divulgati ci permettiamo di anticiparli noi: a rischio fallimento poco più di 350 in tutta Italia; numero di farmacie che riuscirebbero ad aprire in tutto il territorio nazionale dopo la chiusura del concorso, meno di 1000. Attendiamo di essere smentiti con dati verificabili da studi attendibili».

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